Gela. L’amministrazione comunale e l’Asp sono ormai in rotta di collisione. I contagi da Covid che non accennano a diminuire e la zona rossa hanno rotto tutti gli schemi e ormai ognuno cerca di rimpallare le responsabilità sull’altro. Da giorni, va avanti il muro contro muro, nonostante l’intervento della prefettura di Caltanissetta. Lo scontro ruota intorno alla gestione della situazione nelle scuole della città. Per il sindaco Lucio Greco e la sua amministrazione, tocca ad Asp l’ultima parola sull’eventuale chiusura, in base alla valutazione dei dati. Ad oggi, i manager hanno sempre escluso che i numeri siano da stop alle lezioni in presenza. Ieri, però, il manager Alessandro Caltagirone ha cambiato rotta, spiegando che il sindaco può anche decidere di fermare l’attività scolastica in presenza, prevedendo la dad, come chiesto sia dalle famiglie che dagli studenti (oltre che da buona parte della politica locale). Per il vicesindaco Terenziano Di Stefano, le ultime posizioni di Caltagirone creano un chiaro conflitto, anche con la normativa regionale. “In base a quello che ha dichiarato, lui stesso si percepisce come un esecutore materiale di una decisione che dovrebbe essere assunta dal sindaco o dal presidente della Regione e tace su quelle che sono le sue competenze. La decisione finale, va fatta chiarezza anche per rispetto dei cittadini, spetta sì al sindaco nella misura in cui la stessa decisione non può essere arbitraria, ma prevede l’avallo tecnico del parere dell’Asp che è preventivo e obbligatorio e che Asp ha sempre rilasciato verbalmente ritenendo non ci fossero ragioni per la chiusura delle scuole. Caltagirone è un dipendente dell’assessorato regionale alla sanità, dubito sconosca la circolare emessa, secondo la quale, nel rispetto dei decreti vigenti, i sindaci sono chiamati a subordinare eventuali provvedimenti di chiusura al preventivo parere tecnico-sanitario del competente dipartimento di prevenzione dell’Asp. A riprova della combinazione sindaci-Asp – dice Di Stefano – infatti il Tar ha sospeso tutti quei provvedimenti di chiusura emessi dai sindaci, in mancanza del parere dell’Asp. Ma anche questo l’ingegnere Caltagirone si è ben guardato dal dirlo”. Il rapporto di fiducia tra il municipio e l’Asp sembra ormai vacillare e Di Stefano mette anche in dubbio le scelte manageriali di Caltagirone.
“Ha prestato attenzione nell’omettere volontariamente di informare la città circa le sue ripetute assenze ai tavoli tecnici con la prefettura e i sindacati. Dirà che era impegnato nell’esercizio delle sue funzioni, verrebbe da chiedersi quanto, allora, queste funzioni siano in linea con la mission di un manager dato che, ed è sotto gli occhi di tutti, l’Asp ha ormai perduto le coordinate di questa emergenza sanitaria. A riprova di come lo stesso Caltagirone abbia inteso smarcarsi dalle sue responsabilità, interviene la realtà dei fatti che non è rimessa ad alcuna interpretazione. Mentendo, infatti, ha dimostrato tutta la sua difficoltà nel non saper più gestire il momento drammatico fatto per lo più, per l’Asp stessa, di tracciamenti impossibili da ricostruire, di lunghissimi ritardi rispetto al decretare la fine delle quarantene per tanti soggetti che sono ancora in attesa di Asp, che è letteralmente andata in tilt e non solo perché i numeri sono alti ma, probabilmente anche perché chi dirige è evidentemente troppo occupato ad evitare le proprie responsabilità e gioca ormai bene il ruolo di chi, non potendo più recuperare ciò che è andato perso, si limita a trincerarsi dietro il disperato bisogno di salvarsi dalle proprie insufficienze gestionali. Dica il manager la verità piuttosto che tentare di salvarsi da cose, peraltro, ormai chiare agli occhi di tutti – aggiunge il vicesindaco – non si nasconda dietro dichiarazioni falsate dalla paura che siano ormai di dominio pubblico le sue difficoltà e non menta sulla legge che può interpretare nel modo che è più a suo vantaggio ma non lo aiuterà ad uscire dalle sue competenze. Se può, se gli resta del tempo, emetta quel parere, lo faccia per tutte le volte che quest’amministrazione glielo ha domandato come previsto dalla normativa e lui ha preferito far finta che non rientrasse tra le proprie competenze come se nulla, a questo punto, fosse sua competenza né sua responsabilità”. L’emergenza sanitaria ha fatto letteralmente saltare il tappo di una sanità locale, da decenni in crisi nera, con tutte le conseguenze politiche del caso.