Gela. “Assumevo psicofarmaci e avevo spesso scontri verbali con gli agenti di polizia penitenziaria.
Dopo l’ennesimo episodio, ho danneggiato la mia cella”.
Ad ammetterlo, in aula davanti al giudice Antonio Fiorenza, è stato il sessantaseienne Giovanni Saluci. L’uomo è a processo con l’accusa di aver danneggiato una delle celle del carcere di Balate, dove era recluso.
Per gli stessi fatti, ha già patteggiato anche il figlio Antonino. Tutto sarebbe nato da alcune incomprensioni scaturite dalle visite alla chiesa, interna al carcere, effettuate da Saluci. Poi, si sarebbe scatenato il caos.
Difeso dall’avvocato Giusy Ialazzo, l’uomo ha ammesso di essere andato in escandescenze, danneggiando la cella, compresi i sanitari.