Gela. Da anni ormai i residenti dei complessi residenziali che si sono sviluppati tra i quartieri Cantina Sociale e Settefarine denunciano una situazione che con il tempo è andata a peggiorare.
Quella della discarica abusiva a cielo aperto che occupa stabilmente il tratto di sterrato che unisce i due quartieri alla periferia nord della città. Inerti, amianto e rifiuti hanno letteralmente invaso i terreni privati incolti attorno alle ultime case, senza che nessuno controlli o intervenga per ripulire.
Una situazione che avevamo già denunciato qualche mese fa, senza che però nulla si sia mosso.
Anzi, a distanza di mesi, la situazione è addirittura peggiorata, i rifiuti sono aumentati a dismisura, molti vengono bruciati mentre tanti altri sono finiti all’interno del canale di scolo che costeggia la trazzera.
Ed è proprio la situazione del canale di scolo che serve a far defluire le acque a preoccupare i residenti. Dopo le ultime piogge una quantità enorme di rifiuti ha formato diversi tappi lungo il canale impedendo all’acqua di defluire correttamente.
In diversi punti l’acqua riempie il canale fino al limite massimo, mentre in uno dei punti più delicati, il canale che taglia longitudinalmente i campi fino alle prime case del quartiere Cantina Sociale, l’acqua ha cominciato a defluire lentamente e costantemente solo a tre giorni dalle ultime precipitazioni.
Facile immaginare cosa possa succedere in caso di forti piogge, fango e detriti invaderebbero il quartiere con conseguente rischio per i residenti.
Immancabile la presenza dell’amianto disseminato ovunque. In alcuni punti, ben nascosti dalla vegetazione si trovano anche diverse “Big Bag”, con sopra stampato il logo inconfondibile dei rifiuti speciali. Rifiuti cioè che andrebbero smaltiti seguendo rigorose procedure di sicurezza e che invece finiscono abbandonati.
Nella piccola trazzera sterrata si snoda un serpentone di oltre 600 metri fatto di rifiuti di ogni tipo. Scarti alimentari, elettrodomestici, mobili e resti di ristrutturazioni.
Ed è proprio tra i cumuli che ci imbattiamo in rifiuti molto particolari, decine e decine di pacchi alimentari, che provengono da stock di aiuti umanitari, gettati ancora integri. Si trova di tutto, dalla pasta ai biscotti per i bambini, alimenti, non commerciabili, che sarebbero a tutti gli effetti prodotti destinati a poveri e famiglie indigenti. Tutto materiale che però finisce fra i rifiuti – chissà perché -, gettato lì da soggetti al momento anonimi.
Lungo la strada poi il solito campionario già tristemente noto fatto di televisori fuori uso, materassi e divani ridotti in condizioni disastrose abbandonati da mesi, scatoloni vuoti, bottiglie di birra, vestiti, rifiuti domestici e resti alimentari lasciati a marcire.
Ma i rifiuti che più di qualunque altro vengono abbandonati sono lo scarto delle lavorazioni edili. La sintesi di quanto diciamo è visibile poco più avanti. Montagne di laterizi, mattoni, tufi, piastrelle e pietre, conseguenza dello sbancamento di attività private, ma anche di piccoli rifacimenti in casa.
Quella alle spalle di Cantina Sociale è solo una delle numerosissime discariche abusive a cielo aperto che costellano la periferia cittadina e le campagne. Luoghi protetti per incivili di ogni sorta che al riparo da controlli e da telecamere scaricano ogni tipo di rifiuto nei campi circostanti la città, senza che nessuno provi in qualche modo ad arginare un fenomeno diffuso e ampiamente conosciuto.