Gela. Oltre cento anni di detenzione perché sarebbero stati loro ad organizzare un vasto traffico di droga per supportare finanziariamente le mire del clan Rinzivillo, attivo in città, ma con base operativa a Roma e interessi per gli stupefacenti che avrebbero valicato i confini nazionali, fino ad aprire canali con la Germania e la Turchia. Le richieste, davanti al gup del tribunale di Caltanissetta, le ha avanzate il pm della Dda nissena Nadia Caruso. Il boss sessantenne Salvatore Rinzivillo, secondo la ricostruzione fornita dall’accusa, avrebbe imbastito l’affare della droga, riuscendo a tracciare le rotte dei fornitori, a cominciare dagli appoggi ottenuti in Germania, dove già da tempo risiedevano alcuni gelesi e un gruppo di licatesi. Il pm ha chiesto la condanna a diciotto anni di reclusione ciascuno per Rinzivillo e Ivano Martorana (ritenuto il suo riferimento principale soprattutto in Germania). Venti anni di reclusione, invece, sono stati indicati per Paolo Rosa, Salvatore Gueli e Nicola Gueli. Cinque anni e quattro mesi, infine, per Mario Cassaro. Oltre due ore di requisitoria, durante le quali il pm ha descritto l’affare della droga gestito dai Rinzivillo, passando anche dai presunti complici agrigentini. Tutti particolari tratti da uno dei tanti filoni investigativi nati dall’inchiesta madre “Extra fines”.
Per gli stessi fatti sono già a processo, davanti al collegio penale del tribunale di Gela, altri presunti complici, si tratta di Riccardo Ferracane, Giuseppe Cassaro, Vincenzo Spiteri, Gabriele Spiteri e Francesco Doddo. Alla prossima udienza toccherà alle difese prendere la parola per sostenere le posizioni degli imputati, che hanno scelto il rito abbreviato. Poi, spetterà al gup Santi Bologna decidere. Rinzivillo è già stato condannato, anche se non in via definitiva, in altri due filoni processuali, partiti dalla stessa indagine, coordinata dai pm della Dda di Caltanissetta e da quelli di Roma.