Caltanissetta ebbe un nobile che cambiò la storia della Sicilia | Il principe che "sfiorò" il trono della sicania
Scopri la vita di Giuseppe Branciforte, principe di Butera, tra ambizioni regali, trasformazioni urbanistiche a Mazzarino e curiosità gastronomiche.
Nel cuore del XVII secolo, Giuseppe Branciforte emerge come una figura emblematica della nobiltà siciliana. Principe di Butera, marchese di Militello e conte di Mazzarino, il suo nome è legato a intrighi politici, trasformazioni urbanistiche e curiosità gastronomiche. La sua storia, intrecciata con quella di Mazzarino, offre uno spaccato affascinante della Sicilia barocca e delle sue dinamiche aristocratiche.
Ascesa al potere e ambizioni regali
Nato a Palermo nel 1619, Giuseppe Branciforte fu designato erede dal nonno Fabrizio, bypassando i fratelli maggiori a causa delle loro disabilità. Nel 1627, ottenne il titolo di primo principe di Niscemi grazie a una licentia populandi concessa dal Viceré di Sicilia. La sua ascesa culminò nel 1661, quando, alla morte della cugina Margherita d'Austria Branciforte, ereditò il Principato di Butera e il Marchesato di Militello. La sua influenza politica raggiunse l'apice nel 1649, quando fu coinvolto in una congiura per liberare la Sicilia dal dominio spagnolo, con l'intento di proclamarlo re. Tuttavia, temendo per la sua sicurezza, denunciò il complotto, salvaguardando così i suoi beni e titoli .
Mazzarino: la visione barocca di un principe
Dopo il ritiro dalla scena politica, Branciforte si dedicò alla trasformazione di Mazzarino. Sotto la sua guida, la città assunse un aspetto barocco, con la costruzione di edifici religiosi e civili. Tra le sue opere più significative si annoverano la Chiesa e il Convento di Santa Maria del Carmelo, la Chiesa del Santo Spirito e la Chiesa di Sant'Anna. Queste strutture non solo arricchirono il patrimonio architettonico della città, ma divennero anche centri nevralgici della vita religiosa e sociale.
Curiosità: il legame tra Branciforte e lo sfincione
Una curiosità poco nota riguarda il contributo di Giuseppe Branciforte alla gastronomia siciliana. Nel 1650, ritiratosi nella sua villa di Bagheria, portò con sé la sua corte e i cuochi, noti come "Monsù". Questi chef, reinterpretando una ricetta delle monache di San Vito, crearono una variante dello sfincione, utilizzando ingredienti locali come le sardine di Aspra e il formaggio tuma. Questo piatto, destinato inizialmente alla nobiltà, divenne col tempo una delle specialità più amate della cucina siciliana .
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