Gela. Negli scorsi mesi, cadde l’accusa di associazione mafiosa.
Le due estorsioni contestate dai magistrati. L’imprenditore quarantanovenne Nicola Cassarà, però, si trova ugualmente davanti al giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Caltanissetta per rispondere di due presunte estorsioni. Venne arrestato, nel giugno di un anno fa, insieme all’ex collaboratore di giustizia Roberto Di Stefano e al trentatreenne Davide Pardo. L’indagine “Fabula” mirò a ricostruire gli equilibri all’interno del rinato clan Rinzivillo. Di Stefano e Pardo, negli scorsi mesi, sono stati condannati in primo grado ed hanno impugnato il verdetto in appello. La posizione di Cassarà, secondo l’accusa presunto intermediario nella messa a posto di due imprenditori locali, venne stralciata. Così, è partita l’udienza preliminare davanti al gup nisseno. Difeso dall’avvocato Giovanni Lomonaco, ha sempre negato di aver mai avuto ruoli in estorsioni messe a segno dai clan. L’imprenditore, infatti, sarebbe stato, stando alla sua versione, vittima delle pressioni mafiose. Tornerà davanti al gup a fine novembre.