Messina. Il rogo, in un’autorimessa attigua ad un complesso residenziale di Messina, esplose nell’agosto dello scorso anno. Vennero date alle fiamme un’automobile e quattro moto. A colpire sarebbe stato un ex carabiniere cinquantaduenne, congedato per motivi disciplinari. Secondo gli investigatori messinesi, entrò in azione per intimidire il colonnello Ivan Boracchia, che solo poche settimane dopo prese servizio al reparto territoriale di via Venezia, che comanda da poco meno di un anno. Il militare, che ha diretto il nucleo investigativo della Città dello Stretto, aveva avviato un’indagine nei confronti di Salvatore Scardigno. L’ipotesi era di concussione. L’ex carabiniere, per tutta risposta, avrebbe preso di mira il mezzo che il colonnello aveva parcheggiato nell’autorimessa. Le fiamme però si sarebbero propagate ad altre moto e ad un’auto. Scardigno è stato arrestato e trasferito nel carcere di Gazzi. Avrebbe già a suo carico altri procedimenti penali e adesso dovrà rispondere di incendio aggravato. Boracchia e i suoi uomini avevano avviato l’indagine sul cinquantaduenne, noto a Messina anche per alcune plateali proteste.
Sono stati proprio i carabinieri del comando provinciale a mettergli le manette ai polsi e a trasferirlo in carcere, in attesa di essere interrogato. Sarebbe stato individuato dopo l’esame delle immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza. Il tatuaggio che raffigura lo stemma del nucleo radiomobile di Messina e la maglietta indossata al momento di colpire, sarebbero i due elementi che hanno consentito agli ex colleghi di risalire alla sua identità.