Gela. E’ convinto che possa essere un altro avvertimento, per indurlo a non presentarsi in aula davanti ai giudici del collegio penale. Questa mattina, come ha spiegato durante il suo esame testimoniale, l’ambulante Saverio Scilio ha trovato “un bossolo” di arma da fuoco all’interno della sua cassetta della posta, nello stabile dove vive insieme alla famiglia. “E’ arrivata la scientifica”, ha precisato. “Denuncerò anche questa volta”, ha inoltre detto rivolgendosi ai giudici. Scilio è parte civile, nel giudizio che riguarda un altro esercente di frutta e verdura, Emanuele Cassarà, e ancora Marco Ferrigno e Massimo Terlati. Sulla base di quanto ricostruito dai pm della Dda di Caltanissetta e dagli agenti della squadra mobile, sarebbero stati Ferrigno e Terlati (che hanno scelto il giudizio abbreviato) ad avvicinare Scilio e ad imporgli di chiudere una delle rivendite che gestì seppur per poche settimane, in pieno centro storico. Stando alle accuse, avrebbe dovuto chiudere per non fare concorrenza all’attività di Cassarà. Fu lo stesso Scilio a denunciare i fatti. Gli imputati, difesi dagli avvocati Flavio Sinatra e Cristina Alfieri, già in fase di indagine hanno categoricamente smentito la versione resa dall’ambulante, che però anche oggi, sentito in aula, ha confermato. Come parte civile, è assistito dagli avvocati Antonella Paci e Giovanni Tomasi. Durante il periodo finito all’attenzione degli inquirenti, subì l’incendio di mezzi da lavoro e più di recente le fiamme furono appiccate alla porta d’ingresso della sua abitazione. L’ambulante non esclude che possa esserci una regia unica dietro a tutti questi accadimenti.
Anche oggi, ha risposto alle domande del pm Nadia Caruso, dei legali di parte civile e delle difese degli imputati. Dalla difesa è arrivata la produzione dei contenuti di alcuni messaggi scambiati dalla figlia di Scilio con altre persone, vicine a Cassarà. Vengono posti dubbi sulla versione resa dall’ambulante, che venne sentito anche durante l’istruttoria dibattimentale del giudizio “Stella cadente”. Nel corso dell’esame condotto dalla difesa sono stati richiamati i precedenti penali dell’ambulante e l’incendio del mezzo da lavoro usato dal genero di Cassarà. Scilio continua a confermare quanto già riferito agli inquirenti in fase di indagine. Altri testimoni saranno ascoltati in aula dal collegio penale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Marica Marino e Fabrizio Giannola).