Gela. E’ stata una delle più importanti e vaste operazioni antimafia degli ultimi anni, condotte sul territorio. Ad inizio gennaio, è stato disposto il giudizio immediato nei confronti dei presunti affiliati alla nuova stidda ricostituita. Sono stati tutti coinvolti nel maxi blitz “Stella cadente”. Oggi, si sarebbe dovuto aprire il giudizio ordinario, davanti al collegio penale del tribunale. Sarà però necessario attendere maggio. Le restrizioni anti-Covid hanno praticamente bloccato l’attività processuale. Gran parte dei coinvolti ha già deciso di optare per riti alternativi, soprattutto il giudizio abbreviato. Le loro posizioni verranno valutate dal gup del tribunale di Caltanissetta. Sono principalmente i presunti vertici ad aver deciso di non affrontare il dibattimento, ad iniziare da quelli che vengono considerati i nuovi capi degli stiddari, i fratelli Bruno Di Giacomo e Giovanni Di Giacomo. I pm della Dda di Caltanissetta, i poliziotti della mobile nissena e quelli del commissariato di via Zucchetto, nel corso di una lunga indagine, hanno messo insieme centinaia di episodi. Ci sono estorsioni, danneggiamenti, armi, forniture imposte e incendi, tra le varie vicende che vengono addebitate agli imputati. Il giovane collaboratore di giustizia Giovani Canotto, a sua volta imputato, con le sue dichiarazioni ha fornito riscontri agli inquirenti. Il giudizio immediato è stato disposto nei confronti di Bruno Di Giacomo, Giovanni Di Giacomo, Giuseppe Alessandro Antonuccio, Giuseppe Antonuccio, Salvatore Antonuccio, Samuele Antonio Cammalleri, il collaboratore di giustizia Giovanni Canotto, Luigi D’Antoni, Vincenzo Di Giacomo, Rocco Di Giacomo, Vincenzo Di Maggio, Giuseppe Giaquinta, Calogero Daniele Infurna, Emanuele Lauretta, Rosario Marchese, Gaetano Marino, Giuseppe Nastasi, Nicola Palena, Gianluca Parisi, Alessandro Pennata, Benito Peritore, Andrea Romano, Filippo Scerra, Alessandro Scilio, Gaetano Simone, Giuseppe Truculento e Giuseppe Vella.
C’è anche un altro filone, che però riguarda indagati non raggiunti da misure cautelari. Gli investigatori si sono mossi insieme a quelli della procura di Brescia, che nello stesso periodo avevano già iniziato a ricostruire una ragnatela di rapporti finanziari e affari che gli stiddari avrebbero imbastito in Lombardia, lucrando sul sistema delle compensazioni fiscali e delle truffe all’erario, secondo le accuse attraverso i canali dell’imprenditore trentatreenne Rosario Marchese. L’inchiesta “Leonessa”, però, non è stata ancora chiusa. Nel giudizio che si aprirà a seguito del blitz “Stella cadente”, l’antiracket “Gaetano Giordano” e il commissario nazionale avanzeranno richiesta di costituzione di parte civile. “E’ un’operazione partita dalle dichiarazioni di molti esercenti che siamo stati noi stessi ad accompagnare verso la denuncia – dice il presidente dell’antiracket locale Renzo Caponetti – ci costituiremo in giudizio e ho già dato mandato ai legali che ci rappresenteranno”. Le difese sono sostenute dagli avvocati Giacomo Ventura, Flavio Sinatra, Davide Limoncello, Francesco Enia, Salvo Macrì, Carmelo Tuccio, Cristina Alfieri, Dionisio Nastasi, Giovanni Cannizzaro, Giacomo Di Fede, Maurizio Scicolone, Enrico Aliotta, Antonio Impellizzeri, Ivan Bellanti, Laura Caci, Rocco Guarnaccia, Angelo Tornabene, Antonio Gagliano, Rocco Di Dio, Domenico Servillo, Fausto Pellizzari, Giovanna Cassarà e Antonio Ragusa.