Gela. Oggi alcuni indagati nell’inchiesta “Revenge” si presenteranno davanti al gip del tribunale, per gli interrogatori di garanzia. I carabinieri e i pm della procura fecero partire le indagini dopo il ferimento dei fratelli Antonino Raitano e Ruben Raitano, che lo scorso anno, secondo quanto ricostruito, furono colpiti dai rivali della famiglia Trubia. Il ventenne Rosario Trubia è da mesi detenuto per questi fatti. Nel corso dell’inchiesta sono però emersi ulteriori risvolti. I carabinieri hanno sondato i collegamenti delle due famiglie rivali e le intercettazioni si sono rivelate piuttosto utili. Sarebbero stati captati alcuni colloqui che uno dei fratelli Raitano avrebbe avuto in ospedale, durante il periodo di ricovero successivo al tentato omicidio subito. Anche per questa ragione, sono emerse le posizioni di altri indagati come Giovanni Alario e Marco Ferrigno. Si sarebbero messi a disposizione per tentare di riappianare i rapporti tra i Trubia e i due fratelli. Ferrigno è legato da vincoli di parentela ai Raitano. Ci sarebbe stato il tentativo di recuperare l’arma con la quale il ventenne Rosario Trubia avrebbe fatto fuoco. La pistola fu comunque sequestrata dai carabinieri, durante una perquisizione all’interno dell’ovile dei Trubia. Da quanto emerso, i contrasti sarebbero scaturiti da un motorino che fu sequestrato sempre dai militari. Il mezzo, probabilmente rubato, sarebbe stato spesso usato dai Raitano e dai Trubia.
I fratelli però avrebbero imputato ai rivali la responsabilità di aver consentito ai carabinieri di sequestrarlo. Per ritorsione, si sarebbero impadroniti di un mezzo elettrico, rapinandolo ad un giovane della famiglia Trubia. Un’escalation di tensione, culminata negli spari e nel successivo avvertimento, sempre a colpi di arma da fuoco, contro l’ovile dei Trubia. In quest’ultimo caso, almeno secondo gli investigatori, a colpire sarebbero stati i Raitano.