Gela. Le condanne iniziali, in primo grado, furono molto pesanti. Antonio Radicia, Ivan Casciana, Giuseppe Domicoli e Baldassarre Nicosia, erano stati coinvolti nell’inchiesta antimafia “Malleus”, accusati di far parte dell’organizzazione che avrebbe gestito l’affare della droga per conto del clan Rinzivillo. In appello, invece, le condanne vennero ridimensionate, fino all’annullamento deciso lo scorso anno dalla Cassazione. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta, ad inizio giugno, dovranno pronunciarsi nuovamente, anzitutto sull’effettiva fondatezza della contestazione mafiosa. E’ stata fissata l’udienza. Se dovesse cadere l’aggravante mafiosa anche nel procedimento d’appello bis, allora l’entità delle condanne potrebbe ulteriormente diminuire. I quattro sono difesi dagli avvocati Giacomo Ventura, Davide Limoncello, Paola Turco e Cristina Alfieri.
Con le sentenze impugnate in Cassazione, per Antonio Radicia era stata disposta la condanna a sette anni e quattro mesi di reclusione a fronte dei ventotto complessivi decisi invece dal gup; sei anni e otto mesi a Domicoli; cinque anni e otto mesi per Casciana; quattro anni e tre mesi a Nicosia. Tutte condanne che i giudici di appello dovranno riconsiderare alla luce di quanto deciso dalla Corte di Cassazione, che accolse gran parte dei ricorsi delle difese. Un anno fa, sempre la Cassazione dispose l’annullamento per le posizioni di altri coinvolti nell’inchiesta “Malleus”.