Blitz antimafia "Chimera", pg chiede conferma condanne in appello

La requisitoria della procura generale proseguirà durante la prossima udienza

19 novembre 2025 20:49
Blitz antimafia "Chimera", pg chiede conferma condanne in appello -
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Caltanissetta. La decisione di primo grado, emessa dal collegio penale del tribunale di Gela, va confermata, con le relative condanne. La procura generale, nel procedimento di secondo grado scaturito dalla maxi inchiesta antimafia “Chimera”, sta ribadendo le conclusioni maturate al termine del dibattimento tenuto dal collegio gelese. Secondo l'accusa, i Sanfilippo di Mazzarino riuscivano a controllare diversi settori economici e a imporsi soprattutto nelle aree rurali della zona. Armi, droga ed estorsioni, sono stati punti ricostruiti dai pm della Dda di Caltanissetta e dai carabinieri che condussero l'inchiesta. La famiglia mazzarinese, in base alle contestazioni, si muoveva sotto le insegne criminali della stidda. Sono già state definite, con il concordato, le posizioni di Antonino Iannì, Ivan Dario Iannì, Vincenzo Iannì, Bartolomeo La Placa e Samuel Fontana. In primo grado, il collegio dispose trent’anni di detenzione per il quarantenne Giuseppe Sanfilippo, diciotto anni per Liborio Sanfilippo (con l’aggravante mafiosa), diciassette anni e nove mesi a Michele Mazzeo, diciassette anni a Calogero Sanfilippo (1983), sedici anni e sei mesi ad Andrea Sanfilippo e a Marcello Sanfilippo (per lui con l’aggravante mafiosa), sedici anni per Calogero Sanfilippo (1976), Maria Sanfilippo, tredici anni e sei mesi a Marianna Sanfilippo intesa Annina, tredici anni e quattro mesi ad Ignazio Zuccala’ (senza il riconoscimento dell’aggravante di mafia), otto anni e sei mesi per Calogero Sanfilippo (1991), sette anni e sei mesi per Vincenza Galati e Rocco Di Dio, sette anni a Rosangela Farchica, Ilenia La Placa, quattro anni e otto mesi a Giovanni Di Pasquale, tre anni e nove mesi per Sandra Santa Aleruzzo, un anno e quattro mesi a Marianna Sanfilippo (1985) con pena sospesa e non menzione e un anno per Francesco Lo Cicero sempre con pena sospesa e non menzione. Tra gli imputati, la gelese Valentina Maniscalco, difesa dagli avvocati Giacomo Ventura e Davide Limoncello, condannata in primo grado a otto anni di reclusione, ma senza l'aggravante di mafia. Per gli inquirenti, avrebbe avuto un ruolo nell'affare della droga, retto dal marito, Emanuele Brancato, già condannato in abbreviato per questi fatti, insieme ad altri coinvolti. La requisitoria della procura generale proseguirà durante la prossima udienza.

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