Gela. E’ probabile che un controllo rafforzato, nell’area del Biviere, potrà esserci, attraverso un “corpo speciale” (forse anche il Noe dei carabinieri), però quel territorio sconta i danni di decenni di abbandono. Questa mattina, si è tenuta una riunione, in remoto, indetta dalla prefettura di Caltanissetta. Sulla “terra dei fuochi” del Biviere e sulle discariche di rifiuti pericolosi, da sempre c’è la forte presenza degli operatori della Riserva orientata che hanno denunciato, presentando esposti e report anche ai tavoli ministeriali. All’incontro ha preso parte Emilio Giudice, tra i primi a sollevare il caso Biviere, trasformato in terra di nessuno. La verifica sulla situazione attuale è stata voluta dal prefetto Chiara Armenia, che ha convocato l’amministrazione comunale e gli enti competenti, oltre al Ministero dell’ambiente. “Ho avuto una strana sensazione – spiega Giudice – è come se le istituzioni locali avessero un pregiudizio verso la Lipu, che è l’ente gestore della Riserva. Sembra quasi che il disastro che denunciamo da trent’anni sia stato causato da presunti mancati controlli della Lipu. Non vorrei che si faccia passare un messaggio del tutto infondato, ovvero che la colpa è di chi invece ha avuto il merito di sollevare il problema. Senza risorse, andiamo avanti e siamo l’unico presidio in quella zona, contro illeciti ambientali di ogni tipo. Oggi, invece, le istituzioni si accorgono che non ci sono controlli. Il corpo forestale non c’è mai stato anche perché non è presente a Gela, mentre tra Niscemi e Mazzarino ha a disposizione solo tre unità che di certo non possono assicurare interventi di contrasto. Bisogna ripristinare le istituzioni del controllo e fare verifiche continue. Quel territorio non si può gestire con carte bollate, serve un monitoraggio continuo e c’è bisogno delle forze dell’ordine. Noi operatori della Riserva non siamo forza di polizia giudiziaria. In passato, lo abbiamo anche chiesto alla Regione che non ha mai dato riscontro. Noi possiamo segnalare e allertare le forze dell’ordine. La questione non riguarda solo il Sito di interesse nazionale”. Un nuovo vertice dovrebbe tenersi a breve. Gli incendi e le discariche sono solo i “ritratti” più preoccupanti di un territorio dove molti si muovono indisturbati, con l’attività intensiva delle serre che è da sempre al centro di tante contese e denunce. Lo scorso anno, dal Ministero dell’ambiente arrivò il sì ad un sopralluogo nell’area antistante la Riserva Biviere, condotto anche dai militari della capitaneria di porto. Troppe discariche abusive e incendi e si fa ancora sentire l’eredità del passato, con rifiuti pericolosi interrati. “Se si fece il campionamento nel perimetro interno della Riserva e di diverse aree esterne – aggiunge Giudice – è solo grazie alla Lipu. Siamo stati lasciati soli e anche la videosorveglianza l’abbiamo gestita per sette anni, finché non siamo più riusciti a farlo. I problemi, se c’è la volontà, vanno risolti e non aggirati. Arpa e Comune erano presenti quando sono stati effettuati i sopralluoghi nell’area delle serre, sono forza pubblica perché non sono intervenuti, visto che si sono accorti della presenza di discariche? L’area del Biviere, che va risanata, non ha bisogno di spot”. Attualmente, non sembrano esserci fondi veri e propri, né ministeriali né regionali, nonostante i tanti tavoli tecnici. “Il dipartimento acqua e rifiuti della Regione aveva venticinque milioni di euro – aggiunge Giudice – che non ci sono più, almeno per il Biviere. Noi non possiamo bloccare quello che si verifica nelle aree private, che ci sono all’interno della Riserva. Con l’aumento delle temperature, gli incendi sono destinati ad intensificarsi, allora sarò ancora più risoluto nell’effettuare comunicazioni a tutti gli enti preposti. Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità”.
A ridosso dell’area protetta, stretta tra la zona di competenza regionale e quella demaniale, nei decenni sono maturati gravi scempi e affronti all’intero ecosistema, con gli incendi di sostanze pericolose che rilasciano in atmosfera fumi di ogni tipo. Ministero e Regione hanno “archiviato”, probabilmente ritenendo che gli operatori della Riserva avrebbero dovuto assicurare i controlli che neanche lo Stato, ad oggi, è riuscito ad attivare, in attesa magari di una maggiore consapevolezza istituzionale. Il sindaco Lucio Greco e la prefettura, la scorsa settimana, hanno annunciato il tentativo di procedere con l’installazione di un sistema di videosorveglianza, anche se il progetto non è ancora così chiaro.