Gela. In una ricerca fatta alla locale biblioteca storica abbiamo riscontrato delle informazioni su tutti i beni indisponibili del comune di Terranova di Sicilia.
La ricerca serve a dimostrare la consistenza del patrimonio comunale e i redditi annui percepiti dal Comune di Terranova di Sicilia.
Di seguito il documento originale: “in data, Caltanissetta 14 agosto 1894, l’allora Prefetto Reggente Minervini, spediva una nota ai Prefetti di Piazza e Terranova che così recitava: “Il Ministro di Agricoltura e Commercio desidera conoscere quale sia il provento che i Comuni nel cui territorio trovansi terre demaniali, ritraggono dalle medesime sia sotto la forma di canoni corrisposti dai possessori dei fondi stessi, sia sotto la forma di fida imposta in corrispettivo degli usi che vi esercitano i cittadini, sia sotto qualsiasi altra forma.
Prego pertanto la S.V. di apprestarmi subito le seguenti notizie.
1) A quando ascende il provento annuo che il Comune ritrae dai demani Comunali?
2) Del provento predetto
a)Qual è la somma rappresentata dai canoni demaniali?
b)Qual è la somma corrispondente al provento della tassa di fida?
c)Qual è la somma che viene riscossa sotto un titolo differente da quello precedentemente indicato?
La prego di accusarmi ricevuta della presente.”
La risposta del sindaco non si fa attendere e il giorno 9 settembre del 1894, l’allora primo cittadino Panebianco spedisce questo prospetto: somma rappresentata dai canoni demaniali lire 1005; somma ch viene riscossa sotto un titolo difforme da quelli per eventi lire 1800; gabelle provento annuo che il comune ritrae dai terreni sui comunali lire 2.805. nota le lire 1800 della colonna 3 provengono dai due effetti dei domini di Manfria e Gibliamuto.
Questo scambio di informazioni avviene 3 anni dopo avere stipulato un inventario analitico di tutti i beni disponibili e indisponibili del Comune di Terranova di Sicilia anno 1891 il giorno 24 del mese di ottobre.
Esiste, infatti, un inventario analitico di tutti i terreni e fabbricati, esistenti nel comune di Terranova con nomi e cognomi dei possidenti, ecco una lista parziale delle contrade: Gibliamuto, Manfria, Fuori porta Caltagirone, Ponte Gela, Santa Maria di Gesù. Orto Cappuccini, Ex Feudo Nobile diviso in 4 lotti.
Per i fabbricati il numero e la via della città quali : Piazza S. Agostino, Stradella S. Nicola, Strada di Circonvallazione delle Città, Stradella S. Nicola, Corso Vittorio Emanuele, S. Maria di Gesù. Stradella carcere,etc.etc; alcuni nomi: Fragale Vittorio, Minardi Carmela, Ferrara Giuseppe, Bruseli Angelo, Di Piazza Angelo. Ferrara Giuseppe, Navarra Giacomo, Cassisi Giuseppe eccetera, mentre il cittadino Caiola Valerie fu Rocco il 18/5/1891, fa una richiesta al Comune di Terranova di Sicilia di una casa, con pagamento di 15 lire annue, in censo, sita in contrada Canalazzo propriamente chiamata neviera. Era il periodo che le proprietà del Comune fruttavano annualmente una rendita consistente, come i feudi di proprietà. Allora i sindaci, come Panebianco e il cav. Giacomo Navarra Bresmes, autorizzato con delibera Consiliare del 29/11/1900, si preoccupavano di mantenere intatto il patrimonio Comunale. Infatti esiste un ricorso dello stesso contro i signori Duca Terranova, Giuseppe Aragona, Pignatelli Cortese e Princ. Diego Aragona Pignatelli Cortes di Monteleone del fu Antonio, S.E. Cardinal Michelangelo Celesio Arcivescovo di Palermo quale Amministratore dell’Istituto Pignatelli in Palermo e altri, avverso i provvedimenti di legge sulla reintegra amministrativa di beni demaniali usurpati al comune di Terranova denominati: Montagna di Giblemuto, Montagna delle Guardie, Duaino, Montagna degli Zai, di S. Leo, Mandra del Comune, Farello etc. Qualche tempo prima il sindaco comm. Antonio Nocera, spediva questa nota:
Ecc.mi Signori Primo Presidente e Consiglieri
della Corte di Cassazione di Palermo
Il signor Comm. Antonio Nocera nella qualità di Sindaco del comune Terranova di Sicilia , ivi domiciliato , rappresentato dal sottoscritto avvocato in base a mandato autentico del dì 4 dicembre 1899 in Notar Luigi de Bartolo da Terranova
C O N T R O
I signori Duca di Terranova Giuseppe Aragona Pignatelli Cortes Principe Federico Aragona Pignatelli Cortes, domiciliati in Napoli.
E C O N T R O
Cardinale Don Michelangelo Celesia Arcivescovo di Palermo, quale amministratore dell’Istituto Pignatelli in Palermo , ivi domiciliato .
Ricorre per annullamento contro la sentenza riguardo i fatti di verifica dei territori demaniali del comune di Terranova denominati Mantagna di Gibliamuto,Montagna della Guardia, Duaino, Montagna degli Zai di San Leo , Ser Palermo,Mandra del Comune,Farello, Poggio del Larrone o Piraino,Mattalello, San Francesco , Piano di Leggio, Palombaro,Bocchiari e Valentina,, sono stati compilati dal Consigliere della cessata Intendenza signor Giuseppe Di Menza.
Visti etc. etc. ordinava la reintegra amministrativa dei beni demaniali del Municipio di Terranova Questi i Sindaci come Panebianco, Cav. Giacomo Navarra Bresmes e il Comm. Antonio Nocera ,che in quel momento particolare della storia meridionale appena colonizzata dai Savoia, si prodigavano a mantenere e difendere i beni demaniali del comune di competenza, facile preda per i grossi latifondisti e ladri.
In questi ultimi anni, i nostri amministratori, si sono prodigati a fare sparire i beni disponibili e indisponibili, per legge inalienabili e imprescrittibili, della nostra Città e a non ricavare proventi dai beni esistenti, dati in affitto o in censi.
Una delibera consiliare del 2013 regolarizza ogni cosa e rende alienabili tutti i beni che sono rimasti, dopo l’inventario analitico del 1894, che resta da confrontare con l’elenco che stabilisce l’alienabilità degli 85 ettari di terreni messi a disposizione dei compratori. Con questa nota, si vuole solo dimostrare che se esistesse una magistratura indipendente come previsto dalla costituzione italiana, sarebbe facile per tutti i beni indisponibili, reintegrarli nel patrimonio comunale, ma se resi disponibili per merito dei politici, i possessori possono acquisirne la proprietà per usucapione e disporne a loro piacimento dei beni comunali, senza pagare censi, affitti o enfiteusi.
Oggi non ci aspettiamo niente da parte dei politici e della magistratura, perché impegnati a risolvere altri problemi quando nel periodo delle dominazioni straniere, i potentati si preoccupavano di fornire mezzi finanziari per ricostruire le mura della città distrutte per le guerre. Le nostre mura Federiciane sono state completamente deturpate col passare degli anni le costruzioni dei privati sulle mura Federiciane sono una routine senza ritegno, perché resi disponibili dai nostri politici e dalla magistratura “Orba di tanto spiro;”Gli strascichi della colonizzazione e della politica del laissez -fair sono evidenti e non resta che chiudere con la famosa frase di Adelchi “ Loco a gentile opra non v’è, non resta che fare torto o patirlo”.