Gela. I giudici del tribunale delle misure di prevenzione di Caltanissetta si sono riservati. Decideranno entro novanta giorni se confermare il sequestro dei beni, di proprietà dell’allevatore Maurizio Trubia, oppure se accogliere il ricorso della difesa, che esclude collegamenti tra il patrimonio e attività illecite. Trubia è ritenuto esponente di Cosa nostra. Secondo gli inquirenti, per un certo periodo, sarebbe stato reggente del gruppo di mafia. Il sequestro, su richiesta dell’allora questore di Caltanissetta, venne effettuato tre anni fa. Il provvedimento toccò l’azienda, l’intero vasto gregge, conti corrente e possedimenti, per un totale stimato in circa 500 mila euro. Per gli inquirenti, la sproporzione tra il valore dei beni e l’attività di Trubia sarebbe evidente. La difesa, sostenuta dall’avvocato Nicoletta Cauchi, anche questa mattina, esponendo le proprie conclusioni, ha invece fatto riferimento a quanto indicato nelle consulenze tecniche e ha ribadito che si tratterebbe di beni, tutti derivanti dall’attività svolta da Trubia, che di recente, in primo grado, è stato assolto nel procedimento dell’inchiesta antimafia “Redivivi 2”.
Gli investigatori sono certi che abbia mantenuto il proprio ruolo nei ranghi di Cosa nostra locale e continuerebbe ad imporre gli stessi metodi, invadendo i campi e danneggiando le proprietà rurali. Per la difesa, invece, non sarebbero emerse evidenze su presunte fonti illecite, che avrebbero alimentato i possedimenti dell’allevatore. Il legale ha chiesto il dissequestro. Il pm aveva già concluso per la conferma del sequestro, così da arrivare alla confisca definitiva.