Assolto un imprenditore, non ha distrutto le scritture contabili dell’azienda per aggirare il fisco

 
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Gela. Non ha fatto sparire le scritture contabili della sua azienda edile per evitare i controlli e aggirare il fisco. Sono del tutto cadute le accuse che i pm della procura muovevano ad Angelo Curvà, in passato alla guida di un’azienda edile che faceva base in Toscana. Nel corso dei controlli, venne accertata l’assenza della documentazione contabile. Una mancanza che fece scattare l’indagine. Davanti al giudice Miriam D’Amore, però, la difesa, sostenuta dall’avvocato Giovanna Zappulla, è riuscita a dimostrare che in realtà l’imputato si era affidato al proprio commercialista di fiducia, che in città avrebbe dovuto gestire ogni aspetto contabile dell’azienda. Curvà, rispondendo alle domande del legale di difesa, ha anche raccontato di non aver potuto accertare diversi aspetti di quella gestione, a causa dell’arresto che lo costrinse ad un periodo di detenzione.

Sarebbe stato il commercialista, stando alla difesa, a non aver adempiuto agli obblighi previsti dalla legge, nonostante le somme versate dall’imputato. Il pm Pamela Cellura, a conclusione della requisitoria, ha chiesto la condanna a due anni di reclusione, ma solo per uno dei capi di imputazione. Il giudice D’Amore, invece, ha accolto le tesi difensive, pronunciando un dispositivo favorevole all’imprenditore.

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