Gela. Assolti dal giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Ragusa. Il fermo dei carabinieri. Si è concluso con questo verdetto il giudizio abbreviato per zio e nipote, fermati nel luglio di due anni fa nella zona di Acate, in contrada Scalonazzo. I due, con lo stesso nome di battesimo e il medesimo cognome, ovvero Salvatore Fidone, erano accusati di aver violato le misure di sorveglianza ma anche di avere a disposizione lame e arnesi utilizzabili per lo scasso. L’attenzione dei carabinieri ragusani si concentrò soprattutto sul quarantanovenne Salvatore Fidone, sottoposto all’obbligo degli arresti domiciliari ma individuato, appunto, nella zona di Acate. I difensori di fiducia dei due imputati, gli avvocati Maurizio Scicolone, Angelo Cafà e Salvatore Vasta, però, sono riusciti a dimostrare che quanto trovato in possesso dei due non avrebbe avuto nulla a che fare con eventuali azioni illecite: si sarebbe trattato, invece, solo di strumenti da lavoro. Il pubblico ministero, invece, ha chiesto, per entrambi, la condanna ad un anno e quattro mesi di reclusione. Richiesta, alla fine, non accolta dal gup che ha emesso un dispositivo di assoluzione.