Armi e un poligono clandestino in contrada Burgio, accuse ad un giovane già coinvolto nel blitz “Villaggio Aldisio”

 
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Gela. In contrada Burgio, almeno secondo le accuse mosse dai magistrati della procura, avevano addirittura organizzato un poligono di tiro clandestino. Il blitz in contrada Burgio. Il blitz dei poliziotti del commissariato e di quelli della squadra mobile di Caltanissetta scattò parallelamente all’indagine “Villaggio Aldisio”. A rispondere della disponibilità di almeno un revolver, di un fucile a canne mozze e di una cinquantina di proiettili, c’è il ventiseienne Nunzio Esposito Ferrara. Difeso dall’avvocato Francesco Enia, è finito a processo davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Manuela Matta e composto anche dalle colleghe Silvia Passanisi ed Ersilia Guzzetta. Le indagini si concentrarono soprattutto sui cugini Luigi e Nunzio Di Noto: a loro volta, stando ai magistrati della procura, avrebbero avuto la disponibilità di quell’area rurale. Gli accertamenti, però, si estesero allo stesso Nunzio Esposito Ferrara. I tre giovani finirono poi al centro dell’indagine “Villaggio Aldisio”, incentrata su un presunto giro di armi e droga proprio nella zona dell’omonimo quartiere. Intanto, la procura, attraverso il pubblico ministero Elisa Calanducci, ha già chiesto la trascrizione del contenuto delle intercettazioni autorizzate proprio per fare luce intorno al giro di armi.

I dubbi sul funzionamento delle armi. Il revolver, il fucile a canne mozze e i proiettili vennero sequestrati dai poliziotti durante il blitz in contrada Burgio. Erano sotto una strato di terreno. La difesa di Esposito Ferrara, però, ha sempre contestato le accuse mettendo in discussione non solo la riconducibilità di quella zona rurale al giovane ma, soprattutto, l’effettivo funzionamento delle armi. Secondo l’avvocato Enia, si tratterebbe di armi non più efficienti. Gli agenti individuarono, inoltre, alcune sagome utilizzate come obiettivo da centrare sparando.

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