Gela. Armi e droga che sarebbero state gestite da un gruppo di giovani con base principalmente nel quartiere Villaggio Aldisio. La procura chiede di condannare gli imputati. Adesso, arrivano le richieste di condanna da parte dei magistrati della procura. Davanti al giudice dell’udienza preliminare Paolo Fiore, il pubblico ministero Antonio D’Antona ha formulato richieste per oltre vent’anni di carcere. Gli imputati, che hanno optato per il rito abbreviato, finirono al centro del blitz ribattezzato proprio “Villaggio Aldisio” e messo a segno dagli agenti di polizia del commissariato. Così, 5 anni e 2 mesi sono stati chiesti per Nunzio Di Noto, 3 anni e 9 mesi per Nunzio Esposito Ferrara, 3 anni e 1 mese, invece, per Luigi Di Noto, Bruno Enzo Manfrè e Ignazio Brivitello. Il pm ha chiesto la condanna anche per Orazio Zeus Sola e Rocco Terlati. I difensori degli imputati, gli avvocati Giacomo Ventura, Francesco Enia e Maria Elena Ventura contestano le conclusioni della procura. Stando ai magistrati, a Villaggio Aldisio sarebbe stata formata una vera e propria organizzazione capace di gestire non solo il giro di droga ma soprattutto quello delle armi. Nel corso del’indagine, venne scoperto un poligono clandestino nella zona di contrada Burgio. Le armi, secondo gli inquirenti, venivano addirittura provate in strada.
Contestate le conclusioni del pm. Per le difese, invece, non ci sarebbe alcuna organizzazione. Non a caso, a sostegno delle tesi favorevoli ai suoi assistiti, l’avvocato Francesco Enia ha anzitutto fatto leva sui provvedimenti, emessi all’indomani degli arresti, dai giudici del riesame che annullarono l’ordinanza proprio sul punto legato all’esistenza di un’associazione criminale. Non sono mancate perplessità neanche sull’uso delle intercettazioni telefoniche e ambientali che, secondo il legale, non potevano essere utilizzate per contestare la disponibilità di armi, senza effettivi riscontri pratici. Dopo le richieste del pm e le conclusioni dei difensori, il gup Fiore deciderà il prossimo 23 marzo.