Gela. I casi che portano alla sistematica condanna del Comune si ripetono e sono stati più volte segnalati, anche dalla Corte dei Conti. Gli espropri del passato si fanno ancora sentire, pesantemente, sulle casse del municipio. Il Tar Palermo, per l’ennesima volta, ha dato ragione ad una proprietaria di aree che vennero occupate dal Comune per lavori connessi ad opere di urbanizzazione primaria. L’immissione nel possesso avvenne nel 2002 e le opere furono completate nel 2003. Da allora, però, non fu mai rilasciato il decreto di esproprio né la donna, ormai proprietaria unica di quelle aree, ricevette le indennità previste. I giudici del Tar hanno accolto il ricorso presentato dal legale della proprietaria espropriata. In base a quanto deciso, Palazzo di Città deve restituire i terreni, ripristinandone lo stato originario, e versare un risarcimento danni fissato nel 5 per cento del valore venale del bene per ogni anno di occupazione, a partire dal 2005. Con i lavori effettuati, l’area è stata inevitabilmente modificata, su un totale di circa 15 mila metri quadrati. I giudici amministrativi, pur non avendo accolto la tesi avanzata dal Comune (che si è costituito nel giudizio), lasciano però aperta la porta dell’acquisizione sanante dei terreni, da parte del municipio, con il pagamento delle somme a titolo di risarcimento e delle indennità dovute.
Un ulteriore esborso che si aggiunge ad una lista sempre più lunga di casi analoghi, che si fanno sentire sugli equilibri finanziari dell’ente. La parte più consistente degli espropri risale ad un passato, secondo i giudici amministrativi mai veramente sanato.