Gela. E’ tra i siti italiani contaminati, a causa della consistente presenza nel tempo dell’industria pesante. Quello locale è un territorio, da decenni sotto osservazione, tanto da rientrare nell’elenco dei Sin, ancora sotto la competenza del Ministero dell’ambiente (oggi della transizione ecologica). La direzione generale per il risanamento ambientale, che fa capo proprio al Ministero della transizione ecologica, ha da poco pubblicato i dati, aggiornati al giugno di quest’anno, che certificano la necessità di una maggiore attenzione sui procedimenti di bonifica e messa in sicurezza, proprio delle aree contaminate del territorio. La percentuale di quelle con “procedimenti conclusi”, in base ai dati forniti dai funzionari ministeriali, è sostanzialmente ferma allo 0. Qualche incremento in più, sicuramente, si riscontra per le attività di bonifica delle falde. Su un Sin che si estende lungo 795 ettari (perimetrati), per le procedure di bonifica e messa in sicurezza delle falde è stato caratterizzato il 100 per cento delle aree. Solo per il 54 per cento di queste, però, è stato presentato un progetto di intervento. Inoltre, la percentuale si attesta sempre al 54 per cento, anche per quelle procedure sulle falde che sono già accompagnate da un decreto. I numeri, raccolti dalla Direzione generale per il risanamento ambientale, invece, sono molto più bassi per il capitolo della bonifica e della messa in sicurezza dei terreni. Su questo versante, è stato caratterizzato il 99 per cento delle aree. Però, progetti di intervento sono stati presentati solo per il 15 per cento e quelle per le quali è stato rilasciato il decreto corrispondono ad appena il 13 per cento. Sia per le falde che per i terreni, comunque, i procedimenti conclusi, in base al report ministeriale, rimangono fermi allo 0 per cento. Quanto riscontrato dagli esperti della direzione del ministero conferma il bisogno di sviluppare interventi capillari di bonifica, ancora troppo spesso limitati, anche per via di procedimenti, appesantiti dalla burocrazia.
Palazzo di Città, nell’ultimo periodo, ha avuto il via libera ai fondi per la messa in sicurezza di due ex discariche industriali, Cipolla e Marabusca. I fondi, autorizzati dalla Regione, sono stati definiti con stanziamenti del governo, per siti altamente pericolosi, perché in passato usati come discariche di idrocarburi e per stoccare sostanze del ciclo industriale. Anche in questi casi, però, l’iter deve andare avanti senza troppi rallentamenti, a cominciare dalla progettazione, che non risulta ancora essere stata affidata.