Area metropolitana di Catania, la parola al tar a tutela dei diritti calpestati dalla Regione

 
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Filippo Franzone

Gela. Non è ancora accantonata la possibilità che i comuni di Gela, Piazza Armerina, Niscemi e Licodia Eubea confluiscano nell’area metropolitana di Catania. I comitati pro referendum spontanei sorti nei quattro Comuni che ricadono nelle aree dei liberi consorzi di Caltanissetta ed Enna, si sono rivolti al tar e sono convinti che il passaggio nella più estesa area etnea potrebbe essere ratificato prima delle prossime elezioni provinciali, fissate per il 2020.
Il Comitato per lo sviluppo dell’area gelese, con il suo portavoce Filippo Franzone, parla di “violazione dei diritti fondamentali dei cittadini, che non ha eguali anche se paragonati ai Paesi del terzo mondo” evidenziando i soprusi esercitati nei confronti dei cittadini gelesi, costretti a sopportare prima il diniego della commissione all’Ars, che aveva rigettato la proposta di legge popolare di diventare capoluogo di provincia e, successivamente, e successivamente il vedere ignorato l’esito del referendum confermativo del 2014 votato da 32mila cittadini supportati dai comitati promotori di Gela, Piazza Armerina, Niscemi e Licodia Eubea.

Franzone è certo della necessità di transitare nell’area metropolitana di Catania per rilanciare l’economia gelese associandola agli interessi degli altri Comuni pronti a modificare i confini delle rispettive aree provinciali di appartenenza.
“Dopo che il presidente della regione ha emesso la delibera di giunta per indire le elezioni provinciali – spiega Franzone – abbiamo incaricato i nostri legali a difendere le aspettative dei 32mila cittadini. Magicamente l’assemblea regionale ha rinviato le elezioni al 2020 e, conseguentemente, il tar ha congela il verdetto. Considerato che la politica siciliana non si è mai voluta interessare toccherà alla magistratura dare un verdetto. Dovevamo scegliere se restare con Caltanissetta o andare verso un’aria più dinamica come quella di Catania – prosegue il portavoce del Csag – Sapete cosa hanno scelto i cittadini. Adesso non ci resta che attendere un nuovo decreto di indizione per capire se il nostro è un problema costituzionale e mettere la parola fine a questa vicenda che, non si percepisce bene, cela una violazione dei diritti fondamentali dei cittadini. L’argomento non si vuole trattare e lo stesso presidente della regione non vuole riceverci, ritrattando quanto affermato nella trasmissione locale Agorà, condotta da Franco Gallo. Segno che non vuole affrontare la vicenda che, per forza di cose, è approdata per le vie giudiziarie”.
Noi dei comitati siamo stati costretti a mettere mano ai portafogli pur di portare avanti questa battaglia all’insegna dei diritti di una democrazia calpestata dalla politica regionale del governo siciliano.
Secondo Salvatore Murella, portavoce del comitato Pro referendum, “Piazza Armerina subisce soprusi dai tempi dell’unità d’Italia e adesso – spiega – potrebbe riscattarsi facendo leva sul flusso di turisti e il rilancio del porto di Gela”.

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