Gela. Poco più di un anno, fino all’ottobre del 2024, per cercare di sfruttare i quasi 22 milioni di euro ancora inutilizzati dell’accordo di programma per l’area di crisi complessa. A fine marzo, dopo mesi di attesa, è stata pubblicata la circolare direttoriale del Ministero delle imprese (ex Mise), che dà tempo fino al prossimo 30 maggio per presentare le richieste di investimento, finalizzate a progetti per l’area di crisi che ricomprende più di venti Comuni. Gela è capofila. L’avviso adesso è stato pubblicato anche da Invitalia, che come nella prima fase coordinerà il vaglio delle richieste di finanziamento per i progetti. I funzionari dell’agenzia di sviluppo hanno presentato il secondo avviso, nelle scorse settimane, nel corso di un dibattito pubblico tenutosi in città. Ad oggi, a nove anni dal protocollo d’intesa che sancì l’avvio della riconversione della fabbrica Eni, la tabella di marcia degli investimenti alternativi è rimasta quasi lettera morta. Solo un progetto produttivo ha completato il ciclo e vedrà la luce, nell’ex sito Smim riqualificato e riconvertito per la filiera del packaging. Per il resto, sarà tutto da scrivere e con criteri di selezione che la normativa rende meno restrittivi, anzitutto sul piano finanziario. L’intenzione sia di Invitalia che del governo regionale (che cofinanzia l’accordo di programma) è di invertire la rotta e concretizzare gli investimenti. Le quattro direttrici rimangono gli incentivi ad investire, le politiche del lavoro, gli spazi localizzativi e le infrastrutture. Fin dal primo avviso, si posero non pochi dubbi sull’entità dei fondi, considerata troppo limitata per un’area di crisi con oltre venti Comuni e per un territorio locale che ancora oggi risente enormemente della riconversione del sito Eni, che ha determinato un’evidente riduzione dell’occupazione.
Sono mancate, ad oggi, risposte concrete e di fatto solo Eni sta finalizzando ulteriori interventi per i propri progetti sul versante della green refinery e del gas (con in testa i giacimenti “Argo-Cassiopea”). I fondi dell’area di crisi e le agevolazioni della Zona economica speciale dovrebbero favorire nuove iniziative imprenditoriali, in attesa di un Contratto istituzionale di sviluppo, obiettivo dell’amministrazione, che non pare assolutamente così immediato.