Gela. Le difese hanno chiesto di poter produrre non solo la sentenza di primo grado, da poco emessa dal collegio di Gela, su uno dei filoni dell’inchiesta antimafia “Extra fines”, ma anche una recente pronuncia della Corte di Cassazione, sempre su una “costola” processuale della maxi indagine. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta scioglieranno la riserva a maggio, quando è stata fissata la prossima udienza del giudizio di appello, successivo alle condanne di primo grado imposte a diversi coinvolti nel blitz “Extra fines”. Al termine del giudizio abbreviato, lo scorso anno, la condanna più pesante pronunciata dal gup del tribunale nisseno venne imposta al sessantenne Salvatore Rinzivillo, attualmente ristretto sotto regime di carcere duro. Venti anni di reclusione, perché considerato il nuovo reggente dell’omonima famiglia di mafia. Condanne sono state imposte per altri undici imputati, l’avvocato Giandomenico D’Ambra, Ivano Martorana, Gaetano Massimo Gallo, Giuseppe Flavio Gallo, Filippo Giannino, Emanuele Romano, Alessandro Romano, Aldo Pione, Rosario Pione, il carabiniere Marco Lazzari e Rolando Parigi.
Oltre all’appello proposto dai difensori, è stato avanzato anche quello della procura antimafia a seguito di alcune determinazioni emesse in primo grado dal gup. Uno degli imputati, attraverso il proprio legale, ha preannunciato l’intenzione di rilasciare dichiarazioni spontanee. Parte civile, invece, è un imprenditore locale (rappresentato dall’avvocato Vittorio Giardino), che in base alle indagini subì pressioni e minacce estorsive. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Roberto Afeltra, Cristina Alfieri, Giuseppe D’Acquì, Rocco Guarnaccia, Giovanni Lomonaco, Michele D’Agostino, Umberto Goffi, Angelo Pacchioni, Patrizio Mercadante, Domenico Mariani, Giuseppe Minà, Francesco Maggiolini e Pierpaolo Dell’Anno.