Gela. Una lunga indagine che segue il presunto filo rosso della gestione dei rifiuti, con il possibile coinvolgimento di imprenditori, amministratori, dirigenti comunali ed ex sindaci. L’inchiesta appena chiusa dai pm della procura traccia uno spaccato gestionale che gli investigatori ritengono non trasparente. Ci sarebbero state presunte forzature del capitolato d’appalto, in contrasto con quanto previsto al momento dell’aggiudicazione alla campana Tekra, che ancora oggi gestisce in proroga il servizio di raccolta e smaltimento. In mezzo, ci sono due amministrazioni comunali, quelle degli ex sindaci Angelo Fasulo e Domenico Messinese (entrambi indagati). L’inchiesta vera e propria, che ha consentito di ricostruire anche fasi temporali precedenti, sarebbe partita dopo l’incendio della vettura dell’attuale commissario liquidatore dell’Ato Cl2 Giuseppe Panebianco. L’auto venne data alle fiamme tre anni fa a Caposoprano, all’interno dell’area di parcheggio dello stabile dove risiede l’avvocato (a sua volta indagato). Un’azione di fuoco che avrebbe dato il via ad altri approfondimenti investigativi, adesso conclusi dal sostituto procuratore Mario Calabrese. Almeno cinquemila pagine d’atti d’indagine e centinaia di intercettazioni telefoniche avrebbero consentito agli inquirenti di fare luce su quello che viene ritenuto un sistema illecito, volto ad aggirare il capitolato d’appalto e a favorire il continuo ricorso alle proroghe. In più occasioni, i manager di Tekra (sono indagati Alessio Balestrieri, Antonio Balestrieri, Maria Cerasuolo e Andrea Dal Canton) avrebbero chiesto e ottenuto di essere sentiti dai militari della guardia di finanza come persone informate sui fatti, anche per fornire particolari utili. Dall’azienda fanno sapere che “se da un lato siamo molto sereni per l’esito della vicenda, vi è rammarico per come si è evoluta l’indagine. Siamo stati ampiamente disponibili a fornire ogni spiegazione utile all’acclaramento dei fatti chiedendo di essere sentiti. Circostanza avvenuta in qualità di persone informate sui fatti e mai indagati. Oggi, ci ritroviamo indagati senza comprendere neppure il perché per fatti evidentemente non commessi”.
La procura retta dal magistrato Fernando Asaro ha cercato di fare chiarezza sulle presunte anomalie, giungendo ai primi risultati in una fase decisamente molto delicata. A breve, infatti, dovrebbe concludersi l’iter della gara breve da un anno, per l’affidamento del nuovo servizio. Non ci sono tempi certi, invece, per quella pluriennale, che avrebbe subito ritardi burocratici (negli scorsi mesi si sarebbe provveduto a conferire incarico all’ingegnere Concetta Meli che risulta tra gli indagati e opera per conto dell’Ato Cl2). Nel frattempo, in municipio, non sono mancate altre verifiche. La gestione commissariale del colonnello Rosario Arena ha battuto molto sul capitolo rifiuti e non sono mancate le visite in procura del finanziere, scelto dal presidente della Regione Nello Musumeci per traghettare Palazzo di Città nell’interregno amministrativo tra la sfiducia all’ex sindaco Domenico Messinese e l’insediamento della nuova giunta del primo cittadino Lucio Greco. Gli investigatori sono arrivati tra gli uffici di Palazzo di Città, individuando presunte responsabilità penali della dirigente Patrizia Zanone, che per anni ha retto il settore ambiente, e del funzionario Valter Cosentino, designato direttore dell’esecuzione del contratto dall’ex giunta Messinese. Per la dirigente si fa addirittura riferimento al tentativo di ottenere l’assunzione del figlio in una delle aziende collegate a Tekra. In più occasioni, denunce pubbliche su possibili anomalie sono state lanciate dalle associazioni ambientaliste “Aria Nuova” e “Amici della Terra-Gela”, con i referenti Saverio Di Blasi ed Emanuele Amato. Non è da escludere che alcuni indagati, per il tramite dei loro legali, possano chiedere di essere sentiti dai magistrati.