Piacenza. Un vero e proprio terremoto, anche politico. Nell’area montana piacentina, gli investigatori hanno ricostruito una rete, fatta di presunte connivenze tra imprenditoria e politica, al punto da toccare i gangli di tante piccoli Comuni della zona. Tanto sarebbe girato intorno all’imprenditore gelese Nunzio Susino, coinvolto nell’inchiesta, insieme a tre sindaci e a diversi amministratori pubblici di quella zona. L’inchiesta è stata coordinata dalla procura di Piacenza. “Appalti dominati da un gruppo di corrotti e di politici asserviti”, così hanno commentato gli inquirenti. Susino è stato trasferito in carcere. I primi dettagli di quella che poi è diventata una maxi inchiesta si ebbero dopo l’incendio di un escavatore, in un cantiere. Sono poi emersi collegamenti tra amministratori pubblici e imprenditori, interessati a spartirsi appalti per lavori di manutenzione e di messa in sicurezza, nelle aree della Val Trebbia. L’indagine riguarderebbe la ricostruzione per i danni dopo la disastrosa alluvione del 14 settembre del 2015. I destinatari del provvedimento sono ritenuti responsabili, a vario titolo e in concorso tra loro, di associazione per delinquere, concussione, corruzione, abuso d’ufficio, traffico di influenze illecite, turbata libertà degli incanti e della libertà del procedimento di scelta del contraente, frode nelle pubbliche forniture, falso materiale e falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale, truffa e voto di scambio. Sono 37 gli indagati, tra cui imprenditori edili, sindaci e funzionari tecnici degli Enti Locali dell’Alta Val Trebbia e della città. “I riscontri documentali acquisiti hanno rivelato – scrive il gip nell’ordinanza come riportato da Il Piacenza.it – settimana dopo settimana come uno degli imprenditori indagati, Nunzio Susino, abbia puntato ad acquisire, tramite le imprese a lui riferibili, il controllo assoluto delle maggiori opere di edilizia pubblica commissionate nei territori montani della provincia di Piacenza, impegnandosi pure a influenzare l’esito delle elezioni amministrative tenutesi nella primavera del 2019, allo scopo di facilitare la vittoria di candidati sindaci compiacenti nelle varie consultazioni locali”. “Una sorta di conquista a vari livelli della “terra di mezzo” situata tra Emilia Romagna, Liguria e Lombardia, in un’operazione strategica non destinata a contenersi tra le verdi colline che circondano il fiume Trebbia: le captazioni infatti – prosegue – hanno chiaramente sottolineato come Susino intrattenga rapporti con esponenti politici operanti sia presso il Comune di Piacenza, sia presso la Regione e pure all’interno della Camera dei deputati, all’evidente scopo di aumentare la propria leadership nel settore degli appalti pubblici, potendo contare su appoggi trasversali derivanti da schieramenti diversi”.
Gli investigatori si sono concentrati molto sui presunti intrecci di Susino. “Nel consolidamento di un tale disegno di potere l’imprenditore Susino, – scrive il gip emiliano – dotato indubbiamente di un forte carisma e grande affabilità, non si muove da solo, ma risulta a capo di un sodalizio formato da altri imprenditori e da pubblici ufficiali, questi ultimi disposti a svendere la propria funzione per conseguire, dal rapporto con lui, una serie di vantaggi personali”. “Dalla tinteggiatura delle pareti dell’appartamento della zia all’intera ristrutturazione della propria abitazione, dall’esecuzione di opere di manutenzione pubblica da esibire alla collettività alla ricezione di svariate somme di denaro contante: questo è ciò che ottengono i sodali di Susino dalla relazione con lui, mentre l’imprenditore, grazie al loro aiuto, fa incetta di affidamenti pubblici, riuscendo ad aggirare qualunque regola posta a tutela della concorrenza. Mentre il fiume Trebbia – scrive – scorre tortuoso creando scenari naturali da favola, lambendo borghi incantevoli e boschi incontaminati, in decine di telefonate, incontri, pranzi e discussioni i pubblici amministratori indagati sono giunti a “barattare” con Susino qualunque favore,pur di ottenere da lui un minimo vantaggio, rendendosi disponibili ad accrescere smisuratamente il suo potere. In questo mercimonio delle pubbliche funzioni si delineano chiaramente i tratti del delitto di corruzione, provvisoriamente contestato nel presente procedimento in diverse forme, anche come “elettorale”, e accompagnato da una miriade di altri illeciti, dalla turbativa d’asta al falso in atto pubblico sino al traffico di influenze: tutti reati caratterizzati dagli elementi della frode e dell’inganno, realizzati nei confronti della pubblica amministrazione”. Quella dell’imprenditore viene ritenuta una vera “scalata”. “Nel corso delle indagini, si è seguito un criterio “geografico”, nel porre in rilievo come l’espansione dell’impero di Susino – si legge ancora – nel territorio della provincia di Piacenza sia stata in pochi anni dilagante, rendendo a questo punto necessaria e indilazionabile una forte reazione delle istituzioni, per ripristinare i valori costituzionali che l’esercizio dei pubblici poteri deve perseguire”.