Gela. Anziani e disabili psichici sarebbero stati sistematicamente maltrattati e sottoposti a cicli sanitari invasivi e, secondo gli investigatori, portati avanti da personale non autorizzato. Tutto si sarebbe verificato in alcune strutture del territorio, affidate anche ad operatori gelesi. L’inchiesta, condotta dai sostituti Federica Scuderi e Mario Calabrese, è uno sviluppo di quella che portò ad accendere i riflettori sul centro per migranti di Manfria, con l’indagine “Balla coi lupi”. Le strutture di ricovero e le case di riposo, finite sotto verifica, sono a loro volta riconducibili alle cooperative dell’imprenditore Pietro Biondi, coinvolto anche in questo filone investigativo, insieme ad altre diciassette persone. Si tratta di suoi referenti locali, operatori e responsabili delle strutture. Le contestazioni sono pesanti, anche rispetto alle conseguenze subite dagli ospiti, che avrebbero ricevuto trattamenti sanitari, spesso non monitorati da personale medico qualificato. E’ stato emesso il provvedimento di chiusura delle indagini e sono coinvolti, tra gli altri, due gelesi. Diversi di loro furono toccati dal filone partito dal centro per migranti di Manfria, ricavato all’interno dell’ex “Villa Daniela”. In quest’ultimo caso, il procedimento è giunto davanti al gup del tribunale.
Parallelamente, un’altra costola dell’indagine venne coordinata dai pm della procura di Catania ed ha portato a dibattimento tutti i coinvolti. Le vessazioni e la somministrazione sempre più invasiva di farmaci, secondo i pm, si sarebbero registrate in strutture, sempre riferibili allo stesso gruppo imprenditoriale, avviate anche a Butera e Niscemi.