Gela. Una vera e propria discarica d’amianto sull’isola trentadue della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore? I periti incaricati dal giudice dell’udienza preliminare Alberto Leone, però, non hanno ancora depositato la perizia effettuata dopo un nuovo sopralluogo nell’area. Per questa ragione, il magistrato si è visto costretto a rinviare l’udienza appena tenutasi al prossimo 4 giugno.
Entro quella data, però, gli esperti incaricati sono stati diffidati a depositare l’intera relazione sullo stato della vasca 4, finita al centro dell’intera inchiesta coordinata dai magistrati della procura. Allo stato attuale, sono cinque gli indagati.
Si tratta dell’amministratore delegato di raffineria Bernardo Casa e dei tecnici Aurelio Faraci, Rosario Orlando, Arturo Anania e Biagio Genna. Sono accusati di deposito incontrollato proprio in relazione alle circa venticinque tonnellate d’amianto scoperte durante i controlli.
Nel procedimento, cento operai del sito produttivo gestito dalla multinazionale del cane a sei zampe si sono costituiti parte civile attraverso l’Ona e gli avvocati Ezio Bonanni e Lucio Greco. Una linea seguita anche dagli esponenti delle associazioni Aria Nuova e Amici della Terra, presenti in giudizio con i legali Joseph Donegani e Antonino Ficarra. Sia le parti civili che il pubblico ministero Serafina Cannatà, comunque, si mostrarono assai dubbiosi davanti alla scelta di effettuare una nuova perizia sui luoghi al centro dell’inchiesta nonostante gli oltre due anni trascorsi dai primi accertamenti.