Amianto killer, la procura chiede il rinvio a giudizio per quattro vertici dell’Eni

 
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Gela. I magistrati della procura hanno chiesto il rinvio a giudizio per quattro funzionari della raffineria di contrada Piana del Signore. Si tratta dell’amministratore delegato Bernardo Casa, del responsabile del servizio raggruppamento impianti sull’isola 32 Rosario Orlando, del coordinatore degli interventi di prevenzione Aurelio Faraci e del capo reparto distribuzione fluidi Biagio Genna.

L’indagine si è sviluppata dopo il ritrovamento, proprio nell’area dell’isola 32, di un’intera vasca occupata da almeno sette tonnellate d’amianto. Stando agli investigatori, non sarebbero state applicate le norme di prevenzione previste dalla legge in materia. Durante le ispezioni, effettuate dai militari della capitaneria di porto e dagli operatori del nucleo d’intervento speciale di Roma, vennero individuati teloni, talmente deteriorati da non garantire alcuna copertura ai resti d’amianto. Le pericolose fibre, quindi, sarebbero state esposte alle intemperie meteorologiche: liberandosi in atmosfera nonostante la presenza dei tanti operai che, quotidianamente, si muovono tra gli impianti della fabbrica. I primi provvedimenti vennero notificati nell’estate di due anni fa. Gli inquirenti ritennero che l’amianto stoccato all’interno della vasca numero 4 sull’isola 32 risalisse ai primi anni novanta. Intanto, i rappresentanti locali dell’Osservatorio nazionale amianto Salvatore Granvillano e Franco Famà hanno appena depositato, proprio sui tavoli della procura retta dal magistrato Lucia Lotti, i fascicoli relativi a diversi operai colpiti da gravi patologie, potenzialmente collegabili alla loro esposizione alle fibre killer.

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