Gela. “Il corteo voleva essere soltanto una spontanea e libera espressione di un malcontento diffuso che, nel caso specifico, interessa studenti, docenti e personale scolastico in generale.
La scuola è il luogo deputato all’acquisizione del libero pensiero, scevro da macchinazioni e interferenze, che nulla hanno a che vedere con la formazione e l’educazione dei ragazzi”.
Con queste parole i docenti fautori del corteo di protesta promosso in città il 10 ottobre scorso, per opporsi al progetto di riforma scolastica hanno replicato alle accuse di avere ignorato il confronto con il sindaco Angelo Fasulo. Era stato lo stesso primo cittadino, sceso in strada per dialogare con i manifestanti, a sottolineare un anomalo allontanamento dei docenti da piazza San Francesco. “Abbiamo sostenuto gli alunni e la loro fresca e genuina protesta, evitando colori politici e facili strumentalizzazioni – aggiungono i docenti – i ragazzi sono stati avvicinati da alcuni esponenti politici, che hanno cercato di coinvolgerli in un inopportuno confronto politico, ed era quindi precisa responsabilità dei docenti presenti evitare che questo avvenisse, considerato che il corteo era costituito da minorenni e da ragazzi divenuti maggiorenni da pochissimo”.
“Avevano già sfidato un sole inclemente – aggiungono i docenti – una cittadinanza addormentata ed eravamo consapevoli di una busta paga più leggera, che non avevamo nulla da recriminare contro il sindaco e non sapevano nemmeno, perché non avvisati, che questi volesse incontrarci (e forse infatti non è così). Per questo abbiamo proseguito ognuno per la propria strada. Se questo è “fuggire davanti al sindaco”, ci si chiede perché mai una manifestazione come tante possa essere adombrata da polemiche sterili, che sembrano soltanto voler sminuire il merito di una iniziativa genuina e voler togliere dignità all’impegno serio e disinteressato di ragazzi che hanno il diritto di lottare, e di docenti che hanno il dovere di essere esempi trasparenti e positivi”.