Alloggi Iacp, Giudice: "Condizioni disumane per chi ci vive, siamo al quarto mondo"
Gela. Tetti trasformati in colabrodo dall’usura del tempo, pioggia che penetra fin dentro gli appartamenti ad ogni temporale, costringendo gli abitanti a vivere tra secchi e strofinacci per evitare di...
Gela. Tetti trasformati in colabrodo dall’usura del tempo, pioggia che penetra fin dentro gli appartamenti ad ogni temporale, costringendo gli abitanti a vivere tra secchi e strofinacci per evitare di allagare la casa. Muffa alle pareti e umidità che penetra nelle ossa durante i mesi invernali. Le condizioni degli appartamenti delle case popolari sono al limite del tollerabile, come più volte raccontato anche dalle nostre telecamere.
Anche la Cgil e il Sunia, in più occasioni, a livello cittadino hanno sollevato la questione degli alloggi dello Iacp, in condizioni spesso fatiscenti e collocati in complessi edilizi privi di ogni servizio. Ne ha parlato anche Ignazio Giudice, della segreteria regionale Cgil, all’assemblea organizzativa dell’Apu-Sunia regionale, sindacato che si occupa degli inquilini assegnatari alloggi popolari e dei proprietari utenti, tenutasi a Catania. “La condizione che si vive anche negli alloggi popolari, in città, è disumana – dice Giudice – c’è un disagio evidente, che i tempi lunghi della burocrazia non riescono a sanare. E’ un fenomeno, ormai cronico”.
Tra gli impegni della Cgil Sicilia c’è quello di istituire un luogo fisico di incontro permanente in grado di assistere i 60.000 assegnatari presenti in Sicilia e i tanti che attendono un alloggio. Il sindacato mira a creare una diversa concezione degli spazi occupati dagli alloggi popolari. Non aree ghettizzate e isolate dalla socialità urbana, ma pienamente inserite nel modello che la Cgil regionale segue con attenzione, quello di Parigi e della “città dei 15 minuti”. “L’evoluzione tecnologica e degli spazi urbani va avanti – aggiunge il sindacalista della segreteria regionale della Cgil – ma per chi vive negli alloggi popolari è come stare in una specie di quarto mondo, ormai le condizioni sono peggiori anche di quelle del tristemente famoso terzo mondo. Se non è disumano questo, non so cosa possa esserlo”.
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