Da una indagine commissionata dalla Società Italiana di Pediatria (SIP) relativa alla “Cultura dell’allattamento al seno tra le mamme in Italia” è emerso che la percentuale delle donne che allatta al seno dopo il parto è del 90% per scendere al 69% al terzo mese e al 52% al sesto mese, quando già è stato introdotto da alcuni mesi anche il latte in polvere o latte fresco.
La motivazione più frequente per l’interruzione dell’allattamento è quella di ritenere di “non avere più latte” o “avere la sensazione che il bambino cresce poco” o “ostacola il rapporto con il partner”. Interrompere l’allattamento al seno produce a volte nelle mamme sensi di colpa. Ma se l’allattamento si è protratto per alcuni mesi produce invece un senso di serenità.
E’ auspicabile che l’allattamento al seno duri almeno fino al 6° mese, anche se non come alimento esclusivo. Dalla indagine della SIP è emerso che per il 95% delle mamme italiane allattare al seno è “un’esperienza unica che ogni donna dovrebbe vivere”; per l’89% porta “enormi vantaggi alla salute del bambino” e per il 69% crea “un legame affettivo speciale tra mamma e figlio”.
Per un neonato non c’è alimento migliore del latte della sua mamma. Il latte materno, infatti, apporta tutte le sostanze essenziali che gli assicurano un’ottima crescita. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha individuato nel miglioramento della qualità della vita della madre e del bambino uno degli obiettivi sanitari prioritari a livello mondiale. L’allattamento al seno è un diritto fondamentale dei bambini ed è un diritto delle loro mamme quello di essere sostenute nella realizzazione del loro desiderio di allattare.
Dottor Antonino Bianca Pediatra
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