Gela. I servizi vengono mantenuti ma al porto isola Eni l’arrivo di navi sempre più rari.
Un calo che non conosce limiti. “Al massimo, cinque al mese – spiega il comandante della capitaneria di porto Pietro Carosia – la media non si discosta assolutamente da questi numeri. Nella quasi totalità dei casi, si tratta di navi che vengono utilizzate solo per trasportare il greggio in uscita verso altri siti. Di certo, l’eventuale hub di cui tanto si parla, potrebbe rappresentare una soluzione davanti ad una fase di questo tipo”. Una riduzione che non ha conosciuto argini, soprattutto da quando è partito il processo di riconversione della raffineria di contrada Piana del Signore. Nonostante i carichi di lavoro ridotti al lumicino, i servizi connessi continuano ad essere effettuati, tra mille difficoltà. Così, si mantengono i rimorchiatori, attività attualmente svolta da operatori e mezzi della trapanese Somat, oltre ai servizi di disinquinamento e antincendio, effettuati dai dipendenti di Lorefice&Ponzio e della siracusana Archimede.
Tante tensioni tra i lavoratori. Nelle scorse settimane, non sono mancate le proteste, soprattutto da parte degli operatori dell’antincendio. “Purtroppo – dice ancora Carosia – sono tensioni da mettere in conto. In ogni caso, la concessione è stata confermata. Allo stesso tempo, abbiamo chiesto l’utilizzo di mezzi più moderni ed efficienti”. La sequela di proteste dei lavoratori portuali era già iniziata con gli ex dipendenti dell’Eureco, azienda che negli scorsi mesi ha scelto di lasciare il porto isola Eni, proprio per la drastica riduzione di commesse. Intanto, dopo il via libera arrivato proprio dalla capitaneria di porto, si attende l’avvio dei lavori nell’area della diga foranea. Appalto assegnato alla società Sudelettra che, a sua volta, si trova a fronteggiare una fase economica tutt’altro che florida. Ventisette operai rischiano il licenziamento anche se la procedura è stata “congelata”.