L’agricoltura in crisi, Lo Nigro: “Carenze strutturali e troppa burocrazia”

 
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Piero Lo Nigro

Gela. “Una situazione generale in chiaroscuro”. Piero Lo Nigro, consigliere nazionale dell’organo di previdenza degli agronomi e per anni ai vertici dell’ordine provinciale, traccia un quadro decisamente poco rassicurante dello stato di salute dell’agricoltura locale. Il settore che avrebbe dovuto trainare l’economica del territorio, soprattutto dopo la riconversione green della raffineria Eni, continua a patire condizioni piuttosto cagionevoli. “I problemi strutturali non sono stati superati – spiega – e mi riferisco allo stato precario delle dighe, in attesa che i fondi del governo nazionale vengano usati, ma anche ad una burocrazia fatta di troppi vincoli e prescrizioni. In quest’area sembra che nulla si possa fare”. Da anni, Lo Nigro mette in dubbio l’adeguatezza del sistema di vincoli ambientali (che andrebbe rivisto) e insieme agli agronomi della provincia non ha fatto mistero di non gradire troppo né l’attuale piano paesaggistico provinciale né i contenuti del “nuovo” piano regolatore generale.

“In realtà, spero che l’amministrazione comunale compia un’azione di trasparenza presentando pubblicamente i contenuti del prg – dice – comprese le osservazioni inserite. Ancora, non sappiamo qual è il vero piano regolatore”. Una vicenda che verrà valutata anche alla Regione. “E’ previsto un confronto proprio su questi temi”, dice ancora. Molti operatori del settore fanno fatica a resistere, tra prezzi ridotti ai minimi termini e carenze strutturali mai sanate. “Questa giunta? Inizialmente, c’è stato un confronto – continua – poi, tutto si è fermato. Adesso, sembra che qualcosa si muova ma è chiaro che gran parte di quello che era stato messo in campo per l’agricoltura locale non è stato fatto. L’attuale situazione politica non aiuta”. Tanti operatori sono in difficoltà proprio a causa della “burocrazia” citata da Lo Nigro. “Ormai, solo per avviare un’istruttoria legata alla valutazione di incidenza ambientale servono non meno di duemila euro – spiega ancora – che vengono incassati solo dalla Regione. Poi, ci sono i costi dei vari diritti e quelli che spettano pure al Comune. Morale della favola, si arriva a cinquemila euro solo per iniziare la procedura. Tanti agricoltori spesso desistono”. E’ un comparto che riesce ancora a garantire occupazione in città, ma l’agricoltura rischia seriamente di andare incontro ad un drastico ridimensionamento.

2 Commenti

  1. Occupazione a chi? Sicuramente non ai Gelesi. Forse garantisce occupazione senza diritti ai lavoratori dell’est o africani che per 15 euro al giorno lavorano dalla mattina alla sera e vitto e alloggio nei casolari di campagna. Pero’ qui parliamo di agricoltori e non di multinazionali e ovviamente non si puo’ dire e fare niente sono una classe da difendere a spada tratta e non da civilizzare

  2. Ma invece il sig. Lo nigro per migliorare queste condizioni nei decenni cosa ha fatto? Sembra che ogni tanto qualcuno dia vita a questo tipo di denunce come se la colpa fosse sempre degli altri e pensa: io sono apposto il mio l ho fatto. tutto deve restare com e. Ci vogliono impegno deteminazione unita d intenti e sopratutto i fatti.tutte cose che non vi appartengono

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