Gela. Non volevano ucciderlo ma solo spaventarlo. Cade l’accusa di tentato omicidio, resta in piedi solo quella di lesioni aggravate, estorsione ed incendio.
In corte d’Appello sono state riformate le sentenze per l’agguato a Fabrizio Lisciandra, ferito di striscio ad una gamba nel settembre del 1998. Assolti dall’accusa di tentato omicidio Angelo Cavaleri, Paolo Portelli, e Giuseppe Stimolo, assistiti dai legali Angelo Tornabene, Vincenzo Vitello e Vania Giamporcaro. Per loro il reato è stato riformato in lesioni aggravate, con l’avvenuta prescrizione. Stimolo è stato condannato a due anni per l’incendio ai danni di Biagio Cocchiaro mentre Cavaleri a tre per l’estorsione allo stesso commerciante, parte civile nel processo.
Una sentenza che potrebbe avere ripercussione sugli altri filoni dell’inchiesta sulla scalata alla presidenza della Juveterranova che vede coinvolti altri imputati.
L’indagine “Leonina societas” ha appurato che alcuni degli imputati aggredirono selvaggiamente, anche con l’utilizzo di un bastone, l’imprenditore Cocchoaro sottraendogli 15 milioni delle vecchie lire, vari assegni, le carte di credito, il telefonino ed alcuni effetti personali. Gli fu incendiato anche un garage, bruciata un’autovettura e imposto il pagamento di una tangente per un totale di 10 milioni. I pentiti hanno detto che Lisciandra doveva morire. Non la pensa così la Corte d’Appello di Caltanissetta.