Gela. L’aggressione, in pieno centro storico, avvenne nell’estate di quattro anni fa. Per gli investigatori, Giuseppe Rinella e il figlio Simone Rinella volevano uccidere un giovane, per contrasti legati ad una relazione sentimentale che la vittima pare avesse intrattenuto con una ragazza. Rivalità sentimentali che furono alla base di una sorta di spedizione punitiva. La Corte di Cassazione ha confermato le condanne imposte ai Rinella, che sono diventate definitive. Sono state pubblicate le motivazioni. Nove anni di reclusione per Giuseppe Rinella e sette anni e cinque mesi per Simone Rinella. Padre e figlio avevano già diversi precedenti penali alle spalle. I ricorsi presentati dai difensori, gli avvocati Cristina Alfieri e Filippo Spina, non sono stati accolti. La condanna per entrambi era stata pronunciata sia in primo che in secondo grado. La Cassazione, come indicato nelle motivazioni, ha confermato la linea adottata dai giudici di appello. Il giovane gravemente ferito sarebbe stato bloccato e portato in un vicolo. Lì sarebbe scattata l’aggressione. Venne colpito al volto e alla testa, con un pesante martello e con un bastone. Altri due presunti complici rispondono alle stesse accuse, ma in dibattimento. I difensori, invece, hanno delineato una ricostruzione diversa da quella fornita dall’accusa, parlando del tentativo di padre e figlio di rispondere ad un’aggressione subita. Nel periodo di detenzione, inoltre, i Rinella avrebbero ricevuto minacce, con una lettera minatoria, attribuita alla vittima del pestaggio. Pare che i carabinieri siano arrivati agli imputati dopo aver ricostruito anche fatti precedenti a quelli verificatisi in centro storico. Il giovane ferito era già stato preso di mira. Ci furono spari all’abitazione e l’incendio di un’automobile.
La Cassazione non ha accolto le motivazioni difensive e le condanne sono diventate definitive. Nel procedimento la vittima dell’aggressione è parte civile, assistita dall’avvocato Filippo Lo Faro, che ha sempre concluso per la colpevolezza degli imputati.