Gela. Dopo aver scelto di interrompere la sua collaborazione con i magistrati, avrebbe anche ritratto dichiarazioni, già rese nel corso di un’indagine in materia di estorsione. Finito a processo, l’ex collaboratore di giustizia Roberto Di Stefano incassa però l’assoluzione. Davanti al giudice Lirio Conti, era imputato di falsa testimonianza. Avrebbe negato dichiarazioni che, invece, aveva prima reso agli investigatori. Di Stefano, stando agli inquirenti, è da tempo vicino al gruppo mafioso dei Rinzivillo, ma alcuni anni fa iniziò a collaborare con la giustizia. Una scelta che durò poco, tanto da indurlo a rinunciare al sistema di protezione. Il suo legale di fiducia, l’avvocato Vania Giamporcaro, in aula ha respinto le accuse, sostenendo che Di Stefano, in quel caso chiamato a riferire in tribunale su una vicenda che lo vedeva indagato di reato connesso, avrebbe dovuto essere assistito da un avvocato, cosa che non avvenne.
L’accusa di falsa testimonianza. La difesa, inoltre, ha insistito su quanto era accaduto proprio a Di Stefano, che rinunciando al programma di protezione, tornò in città. “In quel periodo – ha detto ancora il difensore – temeva ritorsioni, anche ai danni della sua famiglia”. Il pm Gesualda Perspicace, invece, ritenendo confermate le accuse, ha chiesto la condanna a due anni di reclusione. Il giudice Conti, però, ha emesso un verdetto di assoluzione.