Gela. Non avrebbe ubbidito, rimanendo a guardare la tv piuttosto che andare a letto. Un minore, disabile, per questo motivo sarebbe stato picchiato dal padre, che adesso ne deve rispondere, davanti al giudice Antonio Fiorenza. Un unico episodio, che però lasciò segni sul volto del ragazzo, che tre anni fa frequentava una scuola media della città. Fu l’insegnante di sostegno ad accorgersi dei graffi e dei lividi sul volto dell’alunno, che confessò tutto, anche davanti ai compagni di classe. Il padre l’avrebbe colpito. Una versione che è stata confermata dalla stessa insegnante, che lo seguiva quotidianamente, ma anche dalla dirigente scolastica. Entrambe sono state sentite in aula, come testimoni. Sono ritornate con il ricordo a quel giorno, quando fu necessario contattare i carabinieri, che intervennero nell’istituto scolastico, anche per raccogliere la testimonianza dell’alunno. Hanno comunque parlato di una famiglia che seguiva costantemente il figlio. Il padre, ora a processo, è difeso dall’avvocato Carolina Macrì.
Il legale ha chiesto maggiori particolari su quanto venne raccontato dal ragazzo e non ha escluso ipotesi diverse da quella che ha portato a processo il padre. L’insegnante e la dirigente scolastica hanno risposto alle domande del pm Pamela Cellura. Le valutazioni riguardano non solo quanto accaduto nell’abitazione di famiglia, ma anche l’entità dei segni riscontrati sul volto dell’alunno. Altri testimoni verranno sentiti nel corso delle prossime udienze.