Gela. L’esposto di una guardia eco-zoofila, segnalazioni di consiglieri comunali e la denuncia di un uomo aggredito da un branco di cani, nella zona a ridosso del lungomare. Tutti elementi che avevano portato davanti al gup l’imprenditore Gaetano Greco, titolare della società “Ambiente Italia”, che già operava per conto del Comune nel servizi di perlustrazione e accalappiamento dei randagi. E’ stato assolto, lo scorso giugno, al termine del rito abbreviato, scelto dalla difesa, sostenuta dal legale Salvatore Falzone. Sono state depositate le motivazioni. Il giudice Francesca Pulvirenti riporta le ragioni che l’hanno convinta a disporre la decisione favorevole. Per il magistrato, “bene ha fatto” Greco quando si rifiutò di effettuare il trasporto di un cucciolo ferito, vicenda segnalata all’autorità. “Bene allora aveva fatto l’imputato ad opporre il suo rifiuto al trasporto dell’animale perché non rientrante tra la tipologia di animali idonei al trasporto. Avrebbe potuto provvedere al trasporto dell’animale solo nel caso in cui fosse intervenuto un sanitario del servizio veterinario e avesse espresso parere favorevole al trasporto circostanza queste non verificatesi”, scrive il giudice. Come sostenuto dalla difesa e confermato dal gup, non ci fu mai, nel periodo al centro delle verifiche (2017 e 2018), “un inadempimento del contratto pubblico”. “Certo è che a Gela negli anni 2017 e 2018 era emerso un fenomeno divenuto sempre più preoccupante quale quello della presenza di cani randagi anche in luoghi frequentati da turisti e da bagnanti ma questo non implica ad avviso del decidente prova dell’inadempimento da parte della Ambiente Italia degli obblighi contrattuali assunti”, si legge nelle motivazioni. La difesa ha prodotto atti e schede tecniche dell’attività svolta dagli operatori della società. “Gli interventi di fatto venivano eseguiti sicchè non può certo parlarsi di inadempimento contrattuale”, viene precisato.
Anche sulla vicenda dell’aggressione dei randagi, la decisione del gup va verso una linea diversa da quella tracciata dalla procura. Per il giudice, infine, non ci sono certezze sul fatto che si trattasse di randagi, dato che in un’abitazione vicina i proprietari tenevano diversi cani, che avevano già creato preoccupazioni aggredendo passanti e altri residenti.