Gela. In una città di mare, ad agosto, può succedere di presentarsi ad uno sportello comunale in infradito, bermuda o pareo. Da alcuni giorni al Municipio di Gela i portieri non consentiranno l’ingresso ai cittadini che si presenteranno in minigonna o costume da bagno.
Comune off-limit per chi non è vestito in modo decoroso. Abiti succinti che possano far intravedere parti intime del corpo umano sono banditi.
Fa discutere nella città del Golfo la circolare firmata dal dirigente del settore Affari Generali e servizi demografici che è stato affisso all’ingresso del Palazzo di Città. Nell’avviso è scritto che l’accesso «è vietato a tutti gli utenti che utilizzano abbigliamenti succinti e poco consoni alla serietà istituzionale dell’ente. In particolare l’ingresso è vietato agli utenti di entrambi i sessi ed anche ai dipendenti non in servizio, vestiti con costumi da bagno, pantaloncini, bermuda, zoccoli, infradito, canottiere, top o comunque con indumenti succinti che lasciano intravedere biancheria intima o parti intime del corpo umano».
Il portiere del palazzo ha avuto difficoltà a rimandere indietro utenti che cercavano di recarsi all’ufficio anagrafe o agli sportelli di altri settori. “Mi spiace così vestito non può entrare”, ha detto decine di volte il dipendente comunale. Le risposte sono state variegate. C’è chi si è stranito ed ha fatto marcia indietro e chi ha reagito male con improperi. “Siamo in un posto di mare, come devo venire con il burqua?”, ha detto una ragazza che si era presentata in minigonna. Fosse dipeso dall’impiegato comunale l’avrebbe fatta entrare eccome, ma il regolamento è regolamento. Ancora più sarcastico il commento di un cittadino emigrato, che doveva sistemare alcune pratiche. “Neanche al Vaticano mettono questi limiti…”. Insomma i cittadini non l’hanno presa proprio benissimo, considerato anche che la colonnina di mercurio da oltre una decina di giorni fa segnare tra i 35 ed i 40 gradi.