Gela. Chiedono chiarezza e puntano l’indice accusatorio contro i vertici della casa di cura Antonietta Aldisio. Pagano una retta mensile di 850 euro per il ricovero di un loro familiare e lamentano la mancanza dell’assistenza continuata e, da fine mese, l’assenza delle suore della Carità San Vincenzo de Paoli.
Incontreranno il presidente dell’opera Pia, don Giovanni Tandurella, convocato in extremis ieri pomeriggio dopo il rinvio della seduta. “L’amministrazione deve fare chiarezza – spiegano i familiari degli anziani che alloggiano presso la casa Aldisio – Devono spiegarci alcune loro decisioni, anche le più difficili da comprendere. Tra tutte l’esonero dell’infermiere che con appena 400 euro mensili prestava assistenza a tutti gli anziani.
Curava anche le piaghe da decubito. Questa amministrazione dell’opera Pia sembra volere disfarsi solo di chi opera per il bene comune”. Sotto i portici della casa di ospitalità Antonietta Aldisio i familiari degli anziani ricoverati hanno atteso inutilmente l’arrivo di don Tandurella anche se sono riusciti a organizzare l’incontro chiarificatore.
A fargli compagnia le suore della Carità che conoscono bene pregi e difetti della struttura. C’è chi teme che qualcuno possa fare la cresta anche alle rette mensili sostenute per il ricovero degli anziani. “Erogo mensilmente 1700 euro – dice Elio Metellino – per il ricovero dei miei genitori e ho dovuto dare una cauzione di 850 euro. Non mi lamento del prezzo ma dell’improvvisa mancanza dell’assistenza in tutte le ore del giorno”.
Lamenta lo stesso disagio Salvatrice Carmisciano che aggiunge “anche l’ascensore è rotto da due mesi e l’altro funziona male”. A fare eco alle lamentele anche Lucia Granvillano, Giuseppe Rizzo e Antonio Migliore. Sulla vicenda erano intervenuti Giovanni Ferro (Cgil), dimissionario dell’opera Pia, Benedetto Spoto, e il consigliere comunale Guido Siragusa.
“Non possiamo tollerare questa situazione – dice l’esponente sindacale della camera del lavoro – con il pagamento degli stipendi dei dipendenti congelato da un anno. Se non si trova un accordo trascino tutti i responsabili in prefettura”.