Gela. A circa un anno di distanza dal rinvio a giudizio, è stato aperto il dibattimento nei confronti di manager e tecnici delle società del gruppo Eni, che in questi decenni hanno operato in città. E’ lo sviluppo della maxi indagine sul disastro ambientale, che sarebbe stato causato dalle attività industriali della multinazionale sul territorio locale. Dopo la valutazione delle innumerevoli eccezioni preliminari, sollevate soprattutto dai legali di difesa degli imputati, il collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Ersilia Guzzetta e Angela Di Pietro), ha disposto l’apertura del dibattimento. Le accuse vengono mosse nei confronti di Giuseppe Ricci, Battista Grosso, Bernardo Casa, Pietro Caciuffo, Pietro Guarneri, Paolo Giraudi, Lorenzo Fiorillo, Antonino Galletta, Renato Maroli, Massimo Barbieri, Luca Pardo, Alfredo Barbaro, Settimio Guarrata, Michele Viglianisi, Rosario Orlando, Salvatore Losardo, Arturo Anania, Massimo Pessina, Enzo La Ferrera, Marcello Tarantino, Gaetano Golisano ed Emanuele Caiola. Il collegio ha autorizzato la sostituzione di alcuni periti di parte, come chiesto dalle difese. Tra le testimonianze ammesse, anche quella di Saverio Di Blasi, presidente dell’associazione ambientalista “Aria Nuova”, come indicato dall’avvocato Salvo Macrì, legale di parte civile. Di Blasi, da anni, denuncia episodi di inquinamento e contaminazione.
Sono parti civili il Comune (con l’avvocato Dionisio Nastasi), il Ministero dell’ambiente e la Regione (con l’avvocato dello Stato Giuseppe Laspina), le associazioni Aria Nuova e Amici della Terra-Gela (rappresentate dai legali Salvo Macri e Joseph Donegani), molti cittadini e proprietari terrieri che avrebbero subito danni alla salute e alle loro stesse attività, spesso a ridosso dei siti Eni. Sono assistiti dagli avvocati Nicoletta Cauchi, Maurizio Scicolone, Raffaela Nastasi, Claudio Cricchio, Tommaso Vespo, Enrico Aliotta, Emanuele Maganuco, Giovanna Cassarà, Giuseppe Panebianco e Laura Cannizzaro. Richieste istruttorie sono state avanzate dai pm che seguono il procedimento, i magistrati Ubaldo Leo e Federica Scuderi. In base a quanto ricostruito dagli inquirenti, le attività di Eni sul territorio avrebbero causato danni non solo alla salute dei cittadini, ma anche al ciclo agricolo e all’ecosistema locale. Gli approfondimenti investigativi hanno tratto spunto da centinaia di casi finiti sui tavoli della procura. I primi testimoni verranno sentiti in aula a febbraio.
quanti rasca pigniati…
di blasi quando vene il fiume gela rosso e puzzolente, se non puo’ prendersela con ENI NON SI LAMENTA O SI LAMENTA PER MEZZA GIORNTA.
QUANDO SA CHE ENI DOVRA’ PAGARE SI MOBIILITA’ OGNI GIORNO.