Gela. Cristiano Cavina alla lavagna! All’auditorium Piano Notaro, stamane lo scrittore romagnolo si è fatto interrogare sul suo ultimo libro, Inutile tentare di imprigionare i sogni, dagli studenti della IV A e della IV B del liceo scientifico e linguistico guidati nella lettura e nella sua interpretazione dalla docente di lettere Maria Concetta Carfì.
Il narratore pizzaiolo, come ama definirsi, ha così risposto agli interrogativi più tosti; quelli formulati da Giulia Scembri, Roberta Palmeri, Emanuele Cannata, Giulia Pausata, Chiara Martellino, Sara Sauna, Rachele Fecondo, Chiara Insulla, Roberta Ventura e Davide La Folaga, mediati dalla webwriter Laura Caponetti e dalla dirigente scolastica Angela Tuccio che, insieme alla dirigente amministrativa Francesca Tona ha sposato l’idea di un incontro più umano che didattico, sotto il vigile scatto della fotografa Miriam Alè.
Con un linguaggio semplice e uno slang catalizzante, Cristiano ha condiviso così esperienze personali, aneddoti divertenti, gag di vita di un giovane pizzaiolo, ex chierichetto, aspirante frate e chitarrista autodidatta; nato in una casa popolare di un comune di 1800 abitanti che, guidato dall’esempio della cattolicissima nonna analfabeta; dalla zappa del nonno playboy , dalle “rompi” imposizioni della madre e soprattutto da un innato amore per la lettura, è riuscito a sopravvivere a 5 anni di Itis e a divenire ciò che è oggi: un lettore che ama scrivere “cose che conosce da vicino”.
In un clima scanzonato, il dialogo ha offerto diversi spunti di riflessione : sulla lettura e sulla sua importanza, per esempio ; sulla sofferenza provocata dalla mancanza di alcuni di punti di riferimento e sulla straordinaria possibilità di ritrovarli in Dartagnan, in Cyrano de Bergerac, o in qualsiasi altro libro ci induca ad ascoltare una voce narrante che ci spieghi, che ci regali qualcosa.
Al suggerimento dei consigli giusti, la risposta di Cristiano: “ Non ho consigli da darvi. Non siete prefabbricati come mobili Ikea e non siete corredati da istruzioni per l’uso. Vi auguro che troviate da soli la vostra strada e che attraversiate quella in cui gli errori non mancano. La vostra non è una generazione di “sdraiati”; siete avanti perché vivete in un mondo in cui oramai è difficile far sopravvivere stupore e meraviglia. Sappiate che in questo mondo, il talento non è nulla. Contano le braccia e la fatica impiegata per mettere a punto quel talento. Io per esempio ho scritto milioni di pagine prima di arrivare a scrivere come scrivo, anche se venivo preso per scemo. Ecco cosa vi auguro: di trovare qualcosa che vi renda scemi, che non vi distolga per niente al mondo dal fare, anche se il mondo vi dice che è sbagliato”.