Gela. La pena richiesta dalla procura, a conclusione della requisitoria, era pesante, a tre anni e otto mesi di reclusione. Per un sessantaduenne, dipendente comunale, è invece arrivata l’assoluzione, emessa dal collegio penale del tribunale. Era ritenuto responsabile di maltrattamenti in famiglia, a danno della consorte e dei due figli. Quattro anni fa, secondo le contestazioni, avrebbe cercato di investire proprio uno dei figli, andandogli contro a bordo di un’auto. Per gli investigatori, i maltrattamenti sarebbero stati perpetuati in un lasso di tempo di almeno dieci anni. I giudici del collegio penale, però, non hanno individuato gli elementi utili a corroborare le contestazioni. Le motivazioni della decisione verranno successivamente depositate. L’imputato si è sempre detto estraneo ai fatti e ha parlato di una vita familiare non caratterizzata da violenze. Ci sarebbero stati litigi ma mai sfociati negli episodi delineati dall’accusa. L’avvocato Giovanna Cassarà, difensore del dipendente comunale, nelle sue conclusioni ha ripercorso quanto ricostruito durante l’istruttoria dibattimentale, sottolineando che anche i familiari dell’uomo hanno parlato di condotte che non furono violente. La loro costituzione di parte civile, nel corso del procedimento, è venuta meno proprio perché hanno modificato le loro posizioni.
La difesa ha portato nel giudizio documentazione medica e non solo, per rafforzare la linea a sostegno dell’imputato. Probabilmente, le accuse iniziali sono state alimentate da una fase di astio nei rapporti interni alla famiglia, poi man mano rientrata.