Gela. “Era Maurizio La Rosa a cercare Francesco Cammarata. Si presentava spesso in azienda e chiedeva di lui. Cammarata non sapeva del suo arrivo”.
Vicino alle famiglie o vittima? Ad ammetterlo, durante il dibattimento che si celebra nei confronti dell’imprenditore Francesco Cammarata, è stato uno degli operai della sua azienda. L’imputato è accusato di essere vicino ai clan locali e, così, è finito al centro dell’attenzione dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta.
L’operaio, sentito in aula davanti al collegio presieduto dal giudice Paolo Fiore, ha risposto alle domande formulate dal legale di fiducia dell’imprenditore, l’avvocato Antonio Gagliano. La difesa, infatti, ha sempre sostenuto che il titolare di una cava in contrada Bulala sia stato vittima della mafia.
Le visite dell’allora presunto reggente della famiglia Emmanuello, Maurizio La Rosa, sarebbero state giustificate proprio dall’intenzione di mettere “a posto” il gruppo Cammarata. “Tra il 2007 e il 2008 – hanno detto due agenti della squadra mobile di Caltanissetta – Cammarata ci contattò più volte. Denunciò di essere stato al centro di richieste estorsive. Decidemmo di avviare un servizio d’intercettazione”. Il dibattimento, dopo l’esame dei testi della difesa, si avvia verso la decisione.