“Una logica mafiosa persistente”, Cassazione conferma il 41 bis per Emmanuello

 
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Gela. È ancora in grado di mantenere legami con il clan di riferimento e non ha mai “manifestato segnali di emancipazione dal passato né di consapevolezza della gravità dei reati in espiazione”. Sono state pubblicate le motivazioni emesse dalla Corte di Cassazione che confermano il regime detentivo del 41 bis nei confronti del boss cinquantasettenne Alessandro Emmanuello. Lo scorso anno, il tribunale di sorveglianza di Roma aveva respinto il reclamo che la difesa avanzò rispetto al provvedimento ministeriale di proroga del regime del carcere duro, per ulteriori due anni. Secondo la difesa di Emmanuello, manca la “pericolosità” e l’omonimo clan di mafia non sarebbe più attivo perché “definitivamente dissolto”. Il cinquantasettenne non avrebbe più legami e contatti con il gruppo, sulla base di quanto sostenuto dalla difesa rappresentata dall’avvocato Maria Teresa Pintus.

I magistrati di Cassazione invece confermano i contenuti dell’ordinanza emessa dal tribunale di sorveglianza romano. Non ci sarebbero considerazioni “generiche” ma fondate su elementi specifici. Nelle motivazioni pubblicate, si fa richiamo ad un clan ancora attivo e ad una “logica mafiosa persistente” in Emmanuello, che ha a carico diverse condanne per fatti di mafia e omicidi. La procura generale ha concluso per il rigetto del ricorso difensivo. Anche la condotta tenuta in carcere, secondo i giudici, ne confermerebbe la pericolosità, con “numerose sanzioni disciplinari”.

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