Una città che doveva essere | Borgo Petilia e la sorprendente origine del suo nome
Borgo Petilia, frazione rurale di Caltanissetta: utopia fascista del 1940, architettura razionalista e la curiosa chiesa “muta” fino al 2011.

Nascita di un’“agro-città” tra latifondo e propaganda
A 6,5 km dal centro di Caltanissetta, a 475 m s.l.m., sorge Borgo Petilia, concepito nel 1939-40 dall’Ente di colonizzazione del latifondo siciliano (ECLS) per trasformare gli sterminati feudi della contrada Garistoppa in poderi autosufficienti. Progettato dall’architetto Edoardo Caracciolo in stile razionalista funzionalista, il villaggio – allora battezzato “Borgo Gigino Gattuso” in onore di uno squadrista locale – prevedeva scuola, chiesa, casa del Fascio, caserma dei carabinieri, trattoria, ufficio postale e 25 botteghe-alloggio: un nucleo autosufficiente, pensato per 1 500 coloni chiamati a “spezzare il latifondo” secondo la retorica dell’«assalto al latifondo» voluto dalla legge 2 gennaio 1940 n. 1. Il borgo fu inaugurato il 18 dicembre 1940, ma la guerra impedì un vero popolamento; la qualità costruttiva, già povera per la carenza di cemento e acciaio, mostrò crepe e infiltrazioni nel giro di due anni, come denunciò lo scrittore Leonardo Sciascia su L’Ora. Dopo il 1945, per cancellare ogni eco fascista, il villaggio fu ribattezzato Borgo Petilia, dal console romano Lucio Petilio, presunto fondatore leggendario di Caltanissetta.
Dal sogno modernista al quasi abbandono (e ai restauri di oggi)
Con la mancata riforma agraria e l’esodo verso le miniere di zolfo, Borgo Petilia entrò in declino già negli anni ’50: botteghe sfitte, la caserma chiusa, la scuola ridotta a magazzino; la popolazione scese sotto le 50 anime negli anni ’80. Restarono però la piazza porticata, la fontana ottagonale e la sobria chiesa del Santissimo Crocifisso, foggiata su pianta a croce latina con torre-facciata a vela. Dal 2010 il Comune e la Curia hanno avviato un cantiere di rifunzionalizzazione cofinanziato da fondi POR-FESR: consolidamento statico, nuova rete idrica, riapertura della canonica come foresteria per camminatori e studio di fattibilità per un ecomuseo dell’architettura rurale. Nel 2024 è in corso una mappatura fotogrammetrica 3-D per digitalizzare gli interni e attrarre investitori nel settore dell’agriturismo lento, legato alla ciclovia del Salso e alla riserva di Lago Sfondato a 4 km.
Curiosità
Il nome “Borgo Petilia” – adottato nel dopoguerra per cancellare il toponimo fascista – omaggia il console romano Lucio Petilio, che secondo una tradizione locale (mai confermata dagli storici ma presente negli annali civici ottocenteschi) avrebbe presidiato il colle nisseno nel III secolo a.C.: un legame simbolico che fa convivere, nello stesso micro-villaggio, l’utopia agraria del XX secolo e un’eco dell’epoca repubblicana romana