Gela. Vanno direttamente a processo i diciannove imputati coinvolti nell’inchiesta “Demetra”. Ad inizio luglio, carabinieri (compresi quelli del nucleo tutela patrimonio culturale) e personale di Europol e Eurojust, fermarono i presunti componenti di un’organizzazione internazionale, che sarebbe stata impegnata in un vasto traffico di reperti archeologici. Pezzi rivenduti dopo scavi illegali in aree archeologiche come quella gelese. Tra i coinvolti, infatti, ci sono Giuseppe Cassarà (58 anni), Simone Di Simone (46 anni), Rocco Mondello (61 anni) e Orazio Pellegrino (54 anni). Per gli investigatori, avrebbero fatto parte del nucleo locale della presunta organizzazione, in contatto con mercanti d’arte esteri. Il flusso di reperti ricostruito dagli inquirenti, coordinati dai pm della procura di Caltanissetta, sarebbe stato gestito soprattutto dall’ungherese William Thomas Veres, un esperto stabilmente residente in Inghilterra.
Su richiesta dei pm della procura, il gip del tribunale di Caltanissetta ha fissato il giudizio immediato. I diciannove imputati dovranno presentarsi a processo ad inizio dicembre, sempre che non decidano di accedere a riti alternativi. I reperti trafugati da diverse aree archeologiche siciliane e della provincia di Caltanissetta sarebbero poi arrivati anche a case d’asta di altri stati europei. Le accuse, oltre che ai quattro gelesi, vengono mosse allo stesso Veres e a Matteo Bello, Angelo Chiantia, Luigi Grifasi, Francesco Giordano, Luigi Lacroce, Francesco Lucerna, Giovanni Lucerna, Maria Debora Lucerna, Calogero Ninotta, Salvatore Pappalardo, Gaetano Patermo, Gaetano Romano, Luigi Signorello e Palmino Signorello. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Davide Limoncello, Ivan Bellanti, Angelo Cafà, Paolo Di Caro, Ignazio Valenza, Dario Giambarrasi, Walter Tesauro, Salvatore Manganello, Vincenzo Vitello, Alfio Lenza, Simone Iofrida, Giampiero Russo e Alfonso Russo.