Timpazzo, "violate le prescrizioni Aia e smaltimento rifiuti irregolare": accuse ai vertici Impianti e Ato
Secondo la procura, le ipotesi di reato avanzate, sia rispetto ai riferimenti di Impianti e Ato sia per le stesse società, avrebbero causato “il superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione e di rischio del sito di Timpazzo”

Gela. Le presunte irregolarità nello smaltimento di rifiuti di vario tipo, nel sito di conferimento di Timpazzo, vennero riscontrate almeno fino a due anni fa. Per la procura, i vertici e i riferimenti tecnici di Impianti Srr e Ato Cl2 in liquidazione avrebbero violato le disposizioni dell'Autorizzazione integrata ambientale. Davanti al gup, sulla base della richiesta di rinvio a giudizio avanzata dai pm, dovranno rispondere alle contestazioni il manager di Impianti Giovanna Picone, l'allora direttore tecnico Salvatore Parlatore, il commissario Ato Giuseppe Lucisano, il responsabile tecnico dell'ambito Giuseppe Messina e le stesse società. Questa mattina, è stato disposto un rinvio, su richiesta difensiva, nonostante la contrarietà della procura. L'indagine è stata affidata al sostituto Gaetano Scuderi. A seguito degli accertamenti, i riferimenti di Impianti Srr, fin dal 2021 a Timpazzo, avrebbero smaltito rifiuti non conformi di vario tipo, compresi quelli organici e dell'emergenza Covid, abbandonando nelle aree limitrofe alla vasca E (l'unica attiva nella piattaforma integrata), nei canali di raccolta delle acque piovane e nelle strade di servizio, “rifiuti plastici e rifiuti organici coperti in maniera non idonea e non trattati”. Per i pm, ci sarebbe stata una violazione della normativa sui controlli e sul monitoraggio. Tra le contestazioni, quella di fuoriuscita di percolato. Sarebbe mancato il sistema di captazione e trattamento del biogas, con “emissioni inquinanti in atmosfera”. L'attenzione degli inquirenti si è concentrata inoltre sulle vasche dismesse A-B e C-D, ancora adesso nella competenza di Ato. Manca la copertura e i riferimenti dell'ambito non avrebbero condotto le attività necessarie di manutenzione, contribuendo alla “fuoriuscita dei rifiuti precedentemente abbancati”, compreso amianto. Sarebbero stati abbandonati, ancora, “cassonetti, materiali e teli dismessi”, e omesse le attività per la raccolta e il trattamento delle acque meteoriche, che raggiungendo il corpo della discarica e i rifiuti “non adeguatamente trattati” avrebbero generato reflui industriali. Secondo la procura, le ipotesi di reato avanzate, sia rispetto ai riferimenti di Impianti e Ato sia per le stesse società, avrebbero causato “il superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione e di rischio del sito di Timpazzo” incidendo “sul suolo, sull'aria e sulla falda” nell'area interna alla piattaforma integrata. Per le due società viene contestato l'illecito amministrativo. Timpazzo, a oggi, è uno dei siti di conferimento principali dell'isola e sono state rilasciate autorizzazioni, anche recenti, per interventi di efficientamento dell'impiantistica.