Gela. Quanto emerso, la scorsa settimana, durante il sopralluogo effettuato dai militari della capitaneria di porto a Bulala, su input del Ministero dell’ambiente, ha reso palese una realtà dei fatti molto grave. La costa è ormai arretrata di oltre 250 metri e i roghi di rifiuti pericolosi e plastica proseguono senza sosta. In territorio locale, da anni si susseguono le denunce degli operatori della Riserva Orientata Biviere. L’agronomo Piero Lo Nigro, che è stato ai vertici di organizzazioni del settore, ha chiesto che si attivi un tavolo istituzionale, senza “criminalizzare” gli agricoltori della fascia trasformata. Quella che negli ultimi anni ha preso sempre più le sembianze di una “Terra dei fuochi” preoccupa anche nell’area della provincia di Ragusa, al confine con il territorio gelese. La deputata regionale grillina Stefania Campo aveva espressamente richiesto l’intervento del ministero e ha criticato il silenzio della Regione. Anche il sindacato chiede di fare ulteriore luce. Il segretario della Cgil ragusana Giuseppe Scifo è convinto della necessità, anzitutto di valutare in maniera dettagliata la situazione dei danni ambientali prodotti lungo una costa che abbraccia due diversi territori. “La prima cosa da fare è una ricognizione sulle condizioni ambientali del litorale che da Gela arriva fino a Scoglitti. Occorre partire dalla comprensione dell’entità del danno – dice – e rendere anche le comunità locali coscienti del problema”. Per tentare di porre un argine, inoltre, secondo il sindacalista è imprescindibile rafforzare il ciclo dei rifiuti fuori dai centri abitati, nelle aree rurali. Solo in questo modo si potrà evitare che lo smaltimento da parte di molti operatori avvenga in violazione della normativa.
“Va parallelamente avviata una discussione sulla soluzione strutturale al problema del ciclo dei rifiuti nelle campagne, compresa la necessità di reprimere i comportamenti fraudolenti e a volte criminali da parte di singoli e di spregiudicati organizzati. C’è necessità di discutere di ciclo dei rifiuti nelle campagne a partire dalla consapevolezza che non è più sostenibile la situazione in cui versa l’intero territorio della fascia trasformata inondato di rifiuti e discariche. È necessario, anzi indispensabile vista l’entità del problema, il coinvolgimento del governo centrale ma occorre chiamare attorno ad un tavolo i sindaci, il Libero Consorzio e la Regione. Occorre rivedere, ad esempio – aggiunge – i piani di raccolta dei rifiuti a livello comunale. Non è possibile continuare a guardare al solo tessuto urbano tralasciando il fatto che ogni giorno migliaia di donne e uomini lavorano nelle campagne producendo rifiuti esattamente come chiunque vive e lavora in città”.